Difficile separare questi due autori – Gilles Deleuze e Félix Guattari – come è difficile sciogliere un matrimonio che funziona: sebbene partiti da due formazioni profondamente diverse, infatti, quali la filosofia e la psicologia, è solo insieme, nelle opere che firmeranno a quattro mani, che la storia e il pensiero ne ricordano il contributo.
L’Anti-Edipo e il dibattito che suscitò
È questa la prima opera che i due pubblicano insieme nel 1972, dopo aver iniziato una collaborazione che si rivelerà proficua nel 1969.
Il bersaglio è la psicoanalisi accusata di “familiarismo”, ossia di ricondurre tutto, compresa la naturale pulsione rivoluzionaria, all’istituzione di ordine precostituito per antonomasia. Così, con il tempo, la psicoanalisi è diventata uno strumento di potere nelle mani di Stato, Chiesa ed economia di mercato: in pratica il complesso edipico messo in luce da Freud è diventato teoria generale.
A questo dominio, i due autori contrappongono una nuova disciplina che chiamano “schizoanalisi”, ovvero una sorta di analisi del funzionamento delle istituzioni alla luce dei rapporti di potere che queste sviluppano con gli individui e con la società.
Manco a dirlo, quest’opera ha scatenato nel pensiero intellettuale un dibattito vivace e molto interessante, tanto che qualche anno dopo, precisamente nel 1980, i due danno alla luce il seguito, intitolato Mille piani, in cui il rifiuto delle organizzazioni gerarchiche si fa più forte e il ruolo strumentale della psicanalisi come mezzo per mantenere il capitalismo viene ulteriormente enfatizzato.
Kafka, per una letteratura minore
Nel 1975 Deleuze e Guattari scrivono ancora insieme, ma stavolta sperimentano la loro collaborazione nel campo della letteratura: analizzando l’opera omnia dello scrittore Franz Kafka, teorizzano quella che chiamano “deterritorializzazione” del linguaggio, ossia un linguaggio in continua evoluzione, sempre più distaccato dalle convenzioni. È il seme della teoria rizomatica che svilupperanno in seguito.
Nei romanzi kafkiani, dunque, l’espressione precede il contenuto e tende al limite, all’estremo; l’autore appare attratto dalle cose piccole o piccolissime e dal cambiamento, dalla metamorfosi, che avviene prima di tutto nel linguaggio, appunto, abbandona la lirica per affidarsi a un realismo che è più di questo: è iperrealtà.
Che cos’è la filosofia?
L’ultimo libro firmato insieme dalla “strana coppia” – l’anno prima della morte per arresto cardiaco di Guattari nel 1992 – è una sorta di testamento in cui chiariscono la loro opinione su ciò che accomuna filosofia, arte e scienza, ovvero le tre principali discipline della conoscenza: e cioè avere un certo rapporto nei confronti del caos.
Ognuna, a suo modo e con le proprie caratteristiche, cerca di sottrarre al mondo governato dal caos una sorta di ordine, cercando al tempo stesso di conferire un senso a questo ordine. Nonostante le loro caratteristiche peculiari che le differenziano l’una dall’altra, ciò che le accomuna è anche la creatività: quella della filosofia si concretizzerebbe nella formulazione di concetti, quella della scienza nell’inventare funzioni, e quella dell’arte in senso stretto, infine, nel partorire aggregati di sensazioni e percezioni.
Foto | KseniyaOmega via Depositphotos
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