È in uscita il 26 giugno un’altra imperdibile biografia firmata Aldo Dalla Vecchia. Come ormai sappiamo, però, definire le sue semplicemente “biografie” è riduttivo: le chiamerei più “dichiarazioni d’amore”…
Questa volta l’oggetto del desiderio è un monumento della televisione, anzi proprio della cultura italiana: Franca Valeri. E quale titolo poteva essere più appropriato e più esplicito di Viva la Franca?
Aldo Dalla Vecchia ci parla di Franca Valeri
Franca Valeri, che il 31 luglio spegnerà un secolo di candeline, ha attraversato un po’ tutti i mezzi di comunicazione: secondo lei qual è stato quello più generoso con la sua arte?
Per stessa ammissione della Valeri, che ne parla sempre con nostalgia infinita, sicuramente il medium che più le ha reso giustizia fra tutti è il teatro, dove infatti è stata attiva fino a non molti anni fa, con monologhi, commedie, pièce, atti unici, grandi classici, one woman show… Ogni volta, nelle migliaia di messe in scena lungo i decenni, cambiava la forma, ma non la sostanza: la presenza della Franca, la sua mimica, la sua dialettica, la sua dizione. Uniche, insostituibili, irripetibili.
Dagli esordi con la Signorina Snob all’indimenticabile signora Cecioni… Vogliamo spendere qualche parola sulle donne della Valeri? E ci svela la sua preferita?
Con il suo universo tutto al femminile, la Valeri ha creato un mondo unico, che prima non esisteva, perfettamente autonomo e assolutamente riconoscibile: capacità, questa, che hanno solo i geni e i grandi artisti (penso, ad esempio, all’incredibile universo fantastico creato da J. K. Rowling intorno al suo Harry Potter). Le donne della Valeri sono in grado ancora oggi di raccontare perfettamente un’epoca in poche battute, delineandone con precisione assoluta tic, vezzi e difetti. La mia preferita non può che essere la Signorina Snob! Periodicamente torno a leggere il suo Diario, e ogni volta mi diverte come la prima volta. Lo consiglio a tutti, perché è un capolavoro di umorismo e di scrittura ancora oggi modernissimo.
Sulla scena la Valeri interpretava qualsiasi personaggio senza l’ausilio di maschere o travestimenti, inaugurando in qualche modo la professione della caratterista…
Al tempo del Teatro dei Gobbi, quando era quasi esordiente, la Valeri e i suoi compari Alberto Bonucci e Vittorio Caprioli entravano in scena senza trucchi e travestimenti, avendo dietro un semplice fondale. Proprio per questo dovevano recitare e rappresentare ogni cosa soltanto con la mimica e la parola. Direi che, fin da allora, la Valeri è stata un’attrice a tutto tondo come poche altre al mondo.
Dal suo libro emerge una dimensione se non inedita, certamente poco indagata della Valeri autrice, e cioè la solidità della sua scrittura. Che cosa ci può dire su questo?
La scrittura della Valeri, esatta, implacabile, netta, chirurgica, è alla base della sua arte. Come ha sottolineato la stessa Franca, lei si è sempre scritta da sé tutto quello che doveva recitare, per la radio, il teatro, il cinema, la televisione, la pubblicità. Per questo è così brava come narratrice e scrittrice: perché la sua arte parte proprio da lì, come racconto in un capitolo di Viva la Franca dedicato esclusivamente alla sua attività letteraria, che soprattutto nell’ultimo decennio ci ha regalato frutti maturi, saporiti e inconfondibili.
C’è oggi, secondo lei, oppure secondo la stessa Valeri in base alle sue ricerche, un’erede della grande caratterista milanese?
No, sicuramente non c’è e non ci sarà mai la sua erede. Esistono bravissime attrici comiche di generazioni diverse che si sono ispirate a lei e che la amano follemente, come tutti noi: penso a Lella Costa, Luciana Littizzetto, Paola Cortellesi. Sabina Guzzanti nel 2011 le ha persino dedicato un bel documentario, Franca la prima. La Franca però rimane unica e insostituibile.
Prima Mina, ora Franca Valeri: perché questo interesse per “le più grandi”? Che cosa insegnano a noi comuni mortali?
Mi interessano proprio perché sono le più grandi: due pezzi unici che sono incommensurabilmente più in alto rispetto a tutte le altre, e proprio per questo irraggiungibili e ammirevoli. Mina e la Valeri insegnano a noi comuni mortali che la vera arte esiste veramente, è un dono divino, e non ha bisogno di pettegolezzi, gossip, “aiutini” o sollecitazioni varie per venir fuori. Non è un caso che queste due grandissime abbiano lavorato insieme in spettacoli televisivi entrati nella leggenda come Studio Uno e Milleluci, con la regia del comune amico Antonello Falqui.
Ultimissima domanda: se ne è a conoscenza, ci svela il segreto sul taglio di capelli della Franca, che ha attraversato immutabile e imperturbabile un secolo di storia assieme a lei?
Il celebre e immutabile caschetto della Franca è opera del genio e della creatività della celebre dinastia milanese dei Vergottini (artefici tra l’altro delle teste della Carrà e di Caterina Caselli), e la decisione di tenerlo identico nei secoli dei secoli non solo si è rivelata una scelta vincente, ma l’ha fatto diventare una delle sue caratteristiche più riconoscibili, quasi un marchio di fabbrica e un inconfondibile segno di stile.
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