Avere la propria residenza storica trasformata in casa-museo è già segno che si è diventati importanti, ma se addirittura la strada dove abiti da sempre cambia il nome – nel caso specifico quello di una regina, Margherita – per essere dedicata a te, allora si è davvero nell’Olimpo dei grandi. Peccato nessuno lo possa mai vedere perché nel frattempo si è passati nel regno dei più. Comunque è quanto accaduto a Leonardo Sciascia, un personaggio talmente di peso per il Novecento italiano che non solo la sua via, ma molte altre in tutta Italia sono state ribattezzate in suo nome.
La biografia di Leonardo Sciascia
Scrittore, giornalista, intellettuale a volte anche scomodo, la biografia di Leonardo Sciascia è così radicata nella sua Sicilia che probabilmente, viene da pensare, se fosse nato altrove sarebbe stato un uomo qualsiasi con un lavoro e una vita qualsiasi.
“In giro” per la Sicilia
E in effetti la sua Sicilia, Sciascia l’ha girata parecchio, fin da piccolo, e forse è uno dei motivi di tanto interesse verso il riscatto della propria terra, oltre alla carne e al sangue.
Nato a Racalmuto, in provincia di Agrigento, l'8 gennaio 1921, ancora studente si trasferisce con la famiglia a Caltanissetta: qui alle magistrali, il suo professore di italiano è Vitaliano Brancati, tanto per cominciare. Da impiegato del Consorzio Agrario torna a Racalmuto, dove si sposa e mette su famiglia.
Nel 1957 il Ministero dell’Istruzione lo spedisce a Roma per un anno che dal punto di vista letterario risulterà molto prolifico – pubblica tre racconti – poi si stabilisce a Caltanissetta dove ottiene un impiego nel Patronato scolastico.
Nel 1967, per seguire gli studi delle figlie, si trasferisce a Palermo e da qui inizierà la sua collaborazione con il Corriere della Sera.
Va in pensione nel 1970, proprio quando nel saggio La corda pazza, di chiara ispirazione pirandelliana, chiarisce proprio quel suo concetto di “sicilitudine” che è intrinseco della sua poetica. Nel capoluogo dell’isola vivrà fino alla morte, nel 1989.
Il giornalismo d’inchiesta
Un uomo così attento a ciò che muove il mondo che lo circonda e così innamorato della cosa pubblica come era Sciascia, non può esimersi dall’utilizzare quell’arma gioiosa che era per lui la scrittura, per denunciare quello che non va. Se poi aggiungiamo che quell’uomo è anche siciliano… nel 1969, infatti, la sua collaborazione con il primo quotidiano milanese inizia proprio con una rievocazione teatrale della cosiddetta “controversia liparitana”, una disputa con il vescovo per la vendita di una partita di ceci che nasconde sullo sfondo una denuncia dei rapporti tra l’ex Urss e i suoi Stati satelliti.
Nel 1975, poi, pubblica La scomparsa di Majorana, indagine sulla scomparsa del fisico avvenuta negli anni Trenta, e l’anno successivo I pugnalatori, che ripercorre un fatto di sangue che fece scandalo nella Palermo del 1862 e che vide uccise a pugnalate ben 13 persone. Infine non possiamo non citare nel 1978 L’affaire Moro, inchiesta sul sequestro, processo e successivo omicidio dello statista democristiano ad opera delle Brigate Rosse di cui si occuperà anche da parlamentare nei lavori della Commissione d’inchiesta sulla strage di via Fani.
L’amore per la politica
Un amore tardivo o un’inevitabile conseguenza? Com’è e come non è, Leonardo Sciascia si candida alle elezioni comunali di Palermo nel 1975 da indipendente ma nelle liste del Partito Comunista e viene eletto con un gran numero di preferenze.
Nel 1979 accetta la proposta dei Radicali e viene eletto sia alla Camera sia in Europa, ma a Strasburgo resta solo due mesi per poi rientrare a Roma dove resterà, da deputato, fino al 1983 occupandosi, come detto, dell’inchiesta sul caso Moro e in particolare criticando fortemente la linea della fermezza tenuta dallo Stato e sostenendo, invece, la possibilità di una trattativa con i terroristi che di fatto non iniziò mai.
Una delle sue ultime battaglie politiche, infine, fu la difesa dell’amico Enzo Tortora, accusato ingiustamente di traffico di stupefacenti e associazione camorristica.
Sciascia scrittore
Pensate a un poliedro, con un numero imprecisato di facce. Ognuna di queste facce è uno dei generi letterari in cui lo Sciascia scrittore si è cimentato. Sempre con incredibile perizia e conseguente successo.
Dal racconto degli esordi, conditi di favole e poesie dedicate alla sua terra, la Sicilia, centro e sfondo di tutti i suoi lavori, fino ai romanzi del genere poliziesco tanto amato ma non solo. Ci sono poi i saggi storici, gli adattamenti teatrali e addirittura una commedia che poi altro non è che un’implacabile denuncia della complicità Stato-mafia in cui c’è molto poco da ridere.
Insomma: c’è tanto, troppo per poter essere ridotto nelle righe che ci rimangono, quindi non resta che fermarci qui e darci appuntamento alla prossima puntata, interamente dedicata alle opere del grande scrittore. Stay tuned.
Foto | WikiCommons
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