Salvataggio o cattura? Nessuno lo sa, nemmeno Antonio Rubino, l’illustre artefice della vignetta (pagina 65). Qualunque sia l’epilogo, il sorriso gongolante del pesce e l’espressione preoccupata del pescato danno pienamente la misura di uno scherzo che sa di rivincita: d’aprile è l’uomo, non il pesce!
Il pesce d’aprile è umano anche sul dorso dello squalo firmato Dino Aloi. La bestiola è poco incline agli scherzi, ma, sulla vicenda, le meduse e le sardine erano forse poco informate.
Una questione che si fa seria, per non dire sacra, quando il pesce è “tracciato sulla sabbia”. Gianni Chiostri instilla il dubbio: e se il fatto fosse avvenuto il 1º Aprile?
Comunque sia, vada come vada, Gianni Audisio ci ricorda che il pesce, dopo tre giorni, puzza. Figurati se quello d’aprile lo lasci appeso sulla schiena fino a maggio!
Certo, dipende anche da come lo appendi, il pesce d’aprile. Che, se uno vuole ridere di gusto, un po’ di scotch non basta. Per morir dal ridere serve almeno il pugnale di Milko Dalla Battista.
Il pittore di Lido Contemori, per esempio, ride solo all’idea che il suo pesce d’aprile arlecchinesco possa valere un milione di Euro. Quale gallerista ci potrebbe mai cascare? Sarebbe un sogno!
Lo era anche quello del pesce di Carlo Squillante, animale da palcoscenico con ambizioni da balena di Pinocchio, ridotto a vestire i panni squamosi di un pesce d’aprile qualsiasi.
In apertura: particolare della cartolina/segnalibro abbinata al libro di Pitrè con il pesce d'aprile da ritagliare e applicare sulla schiena del malcapitato di turno – grafica Eugenia Paffile
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