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Chi è Harriet Beecher Stowe, autrice de La capanna dello zio Tom (e non solo)

Chi è Harriet Beecher Stowe, autrice de La capanna dello zio Tom (e non solo) Chi è Harriet Beecher Stowe, autrice de La capanna dello zio Tom (e non solo)
Chi è Harriet Beecher Stowe, autrice de La capanna dello zio Tom (e non solo)

Quando si parla di letteratura si pensa sempre a opere immortali che veicolano messaggi universali, invece… invece non è sempre così. Ne è esempio il caso di Harriet Beecher Stowe, dimenticata autrice di un altrettanto classico per l’infanzia ormai archiviato sullo scaffale a prendere polvere: La capanna dello zio Tom.

Eppure poco più di centocinquanta anni fa questa piccola donna godette di una celebrità immensa e questo romanzo incarnò il grido di liberazione di una popolazione, quella afroamericana, che fino ad allora aveva conosciuto solo sopraffazione e schiavitù. Fu un grido tanto dirompente che perfino il presidente Lincoln – che evidentemente attribuì a lei buona parte di quello che accadde dopo la pubblicazione del romanzo – volle conoscerla e si presentò a lei dicendo: “Così ecco la piccola signora che ha scatenato questa grande guerra!”.

Ma non tutte le rose, a dispetto del proverbio, sono destinate a fiorire e nemmeno tutte le pagine ingialliscono allo stesso modo. Tuttavia, per meglio capire ascesa e declino di quest’opera e della sua autrice, bisogna innanzitutto reperire quante più informazioni su Harriet Beecher Stowe e sui suoi libri è possibile. Perché sì, ne ha scritti anche altri.

 

Una “scintilla” accesa nell’infanzia

Originaria del Connecticut e nata tra i nove figli di un ministro calvinista nonché pastore congregazionista, Harriet Beecher rimane presto orfana della madre Roxanne, appassionata sostenitrice dell’istruzione scolastica delle donne. Il padre ovviamente si risposa e nel 1832 trasferisce la famiglia in Ohio.

Qui la giovane Harriet intraprende le sue prime collaborazioni giornalistiche iniziando a utilizzare quella scrittura che quasi senza accorgersene aveva plasmato e raffinato durante tutta l’infanzia, leggendo praticamente di tutto: dai saggi ai testi storici, dalle biografie fino ai libri religiosi. Tutto tranne i romanzi, che le erano stati vietati dal padre, salvo quelli che ovviamente riusciva a reperire di nascosto.

 

Un matrimonio d’amore (?)

A Cincinnati, Harriet conosce e sposa Calvin Ellis Stowe, un insegnante di letteratura religiosa presso il seminario della città. Pur non sembrando, dalla sua corrispondenza con alcune amiche, un matrimonio acceso dalla passione, Harriet fu una moglie devota e l’unione fu benedetta da ben sette figli.

Così Harriet si trova catapultata da una famiglia d’origine con evidenti difficoltà economiche per non pesare sulla quale era andata via con il matrimonio, a una famiglia sua ugualmente in condizioni economiche non proprio floride. È allora che Harriet, in verità spinta da chi la conosce bene, prova a mettere a frutto quella capacità che ha di maneggiare carta e penna come fonte di guadagno e non solo di piacere e soddisfazione personale.

A questa fase appartiene la pubblicazione di testi di economia domestica, racconti e raccolte di canti tradizionali del New England. Nel 1850 la tragica morte di un figlio e il trasferimento del marito nel Maine fanno improvvisamente interrompere a Harriet questa nascente carriera.

 

La Fugitive Slave Act

Ma il 1850 è anche l’anno della Fugitive Slave Act, una legge in base alla quale nessuno schiavo fuggiasco può trovare asilo negli Usa. Il provvedimento in vigore, inoltre, prevede una ricompensa per ogni schiavo individuato e restituito al legittimo proprietario nel Nord.

Data la vicinanza con il Kentucky, che si trova sulla rotta di questi profughi, Harriet entra in contatto con alcuni schiavi fuggiti dal Sud e decide, come il resto della sua famiglia, di opporsi a questa legge anche aiutando le associazioni che si occupano di coprire l’esodo in Canada dei fuggitivi.

La scrittrice, però, può fare di più: sollecitata da una sua cognata, inizia a scrivere quello che sarà riconosciuto da tutti come il capolavoro di Harriet Beecher Stowe: La capanna dello zio Tom, di cui, però, parleremo più approfonditamente nel prossimo appuntamento.

La guerra aperta scoppia poi nel 1861 e si protrae per cinque anni, assumendo agli occhi dell’autrice una sorta di resa dei conti tra le forze del Bene e le forze del Male.

Neppure dopo la guerra di secessione, poi, Harriet smetterà di occuparsi dei più poveri, sposando, oltre alla causa della difesa dei diritti della popolazione nera, anche quella della tutela degli animali e dell’ambiente.

 

I libri di Harriet Beecher Stowe

L’autrice inizia giovanissima a mostrare, sebbene con pudicizia e moderazione, il suo grande talento: a 12 anni pubblica un saggio nientepopodimenoché sul tema delle prove scientifiche a sostegno dell’immortalità dell’anima che ottiene discreti riconoscimenti.

Le sue collaborazioni e i primi bozzetti ispirati alle figure dei Padri pellegrini, invece confluiranno nella raccolta intitolata Mayflower nel 1843.

Nel 1856 vede la luce Dred-una storia della grande palude, una sorta di seguito de La capanna dello zio Tom e sempre sull’onda della causa abolizionista; poi, nel 1859, avviene qualcosa. A Harriet muore un altro figlio, stavolta grande e quindi “peccatore”, rispetto all’altro figlio morto bambino e quindi “innocente”. La scrittrice cerca conforto nella religione in cui è nata e cresciuta, ma non lo trova, così entra in crisi e successivamente in polemica con quel Calvinismo di cui è, suo malgrado, intrisa. Da questo conflitto interiore nasce il romanzo – inizialmente pubblicato a puntate – Il corteggiamento del pastore.

Nel 1869, invece, è la volta di Cittadini d’altri tempi, basato sui ricordi d’infanzia del marito nativo di Natick, piccola cittadina del Massachusetts.

La sua produzione letteraria si chiude nel 1878 con la pubblicazione del romanzo rosa Gente di Poganuc.

 

Foto | elaborazione grafica di Eugenia Paffile a partire da una foto di Harriet Beecher Stowe

L'autore: Roberta Barbi
Roberta Barbi Roberta Barbi è nata e vive a Roma da 40 anni; da qualche anno in meno assieme al marito Paolo e ai figli, ancora piccoli, Irene e Stefano. Laureata in comunicazione e giornalista professionista appassionata di cucina, fotografia e viaggi, si è ritrovata da un po’ a lavorare per i media vaticani: attualmente è autrice e conduttrice de “I Cellanti”, un programma di approfondimento sul mondo del carcere in onda su Radio Vaticana Italia. Nel tempo libero (pochissimo) si diletta a scrivere racconti e si dedica alla lettura, al canto e al cake design; sempre più raramente allo shopping, ormai rigorosamente on line.

Guarda tutti gli articoli scritti da Roberta Barbi

Natale nel Nuovo Mondo

di Harriet Beecher Stowe

editore: Graphe.it

pagine: 80

Il Natale nelle intense parole dell’autrice del celebre romanzo “La capanna dello zio Tom”.

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