Anna Maria Zuccari, ma anche Anna Radius Zuccari e perfino Neera… sono tanti i nomi con cui è nota questa prolifica scrittrice che a cavallo tra Ottocento e Novecento pubblica oltre venti romanzi, senza contare le altre opere quali raccolte di racconti o saggi.
Milanese di nascita, resta orfana dei genitori piuttosto presto e così è costretta a trasferirsi a Caravaggio, in provincia di Bergamo, presso due zie nubili, dove vive in condizioni economiche precarie fino al matrimonio con il banchiere Emilio Radius, del quale prende il cognome che usa a volte anche per firmare i propri scritti. Ma per i propri lavori, utilizzerà soprattutto lo pseudonimo Neera, innamorata e musa ispiratrice di oraziana memoria.
Neera scrittrice
L’esordio avviene nel 1875, quando, tornata a Milano, pubblica novelle sulle principali riviste letterarie del tempo, dalla prestigiosa Il pungolo, a L’illustrazione italiana, Il Marzocco e il Giornale delle donne, particolarmente adatta ai suoi componimenti incentrati sul tema della condizione femminile, molto di moda all’epoca e in effetti molto di moda in tutte le epoche e in diversi contesti geografici.
Quindici anni dopo, nel 1890, addirittura ne fonda una propria di rivista, Vita intima, che però terminerà la propria esperienza dopo appena un anno.
Attiva in diversi generi letterari – anche se quello più confacente alla sua penna risulta senz’ombra di dubbio il romanzo – si cimenta perfino con l’autobiografia, ma il brutto male di cui soffre la stronca nel 1918 prima che possa portarla a termine. S’intitola, comunque, Una giovinezza del XIX secolo e viene pubblicata postuma.
Verismo sì, femminismo no
L’attività letteraria della scrittrice Anna Radius Zuccari la porta a viaggiare e a incontrare alcuni dei principali esponenti della cultura italiana sua contemporanea: in particolare Luigi Capuana che per lei avrà sempre parole d’elogio, Benedetto Croce che la definisce addirittura “una delle voci più autorevoli del suo tempo” accostandola a Matilde Serao, e Giovanni Verga, padre del Verismo cui lei aderisce con entusiasmo.
Si possono inserire in questa corrente, infatti, le donne di cui parla nelle sue pagine, tutte donne reali alle prese con problemi reali quali la condizione di fondamentale subordinazione rispetto all’uomo, che lei non rinnega, anzi, afferma di accettare, rivendicando però come caratteristiche tutte femminili le ragioni del cuore e una sensibilità assolutamente superiore. Tuttavia, però, quando Neera scrive è come se ogni volta sovvertisse quest’ordine sociale precostituito e “uccidesse l’angelo del focolare”, come qualcuno disse dei suoi personaggi.
In effetti a dare un’occhiata alle personalità e alle battaglie di Teresa, di Lyda o di Marta (le protagoniste della Trilogia della donna giovane) le si vede sempre impegnate nella lotta contro una società patriarcale in cui non si trovano esattamente a loro agio. Sono donne moderne, che vogliono “divertirsi” e allontanano da sé l’idea del matrimonio come unico strumento di realizzazione femminile o, ancor peggio, la maternità come successivo risarcimento per la deludente esperienza nuziale. Da qui, però, a parlare di femminismo ce ne vuole: siamo ancora lontani, infatti, dai toni violenti e scandalosi che seguiranno; qui, piuttosto, ci si limita a un anticonformismo pur se foriero di quello che verrà.
Tra saggistica e narrativa, le differenze
Nella critica letteraria di oggi, che finalmente tende a recuperare e far riscoprire figure che sono “minori” solo apparentemente, Neera viene catalogata in scaffali diversi a seconda che si prendano in considerazione la sua produzione di narrativa oppure quella di saggistica. Permane e viene oltremodo evidenziata infatti, come detto, la dicotomia tra un’accettazione esplicita dell’inferiorità del ruolo femminile sia nella famiglia sia nella società, che però confligge molto con tutte le eroine che si ergono dalle sue righe e che di fatto anticipano quelle note del femminismo più radicale di cui si approprieranno molte scrittrici dopo di lei.
Foto | elaborazione grafica di Eugenia Paffile a partire da una foto di Anna Maria Zuccari (Neera).
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