Le telenovelas hanno segnato intere generazioni, intrecciando storie d'amore e intrighi in un mix irresistibile di emozioni. Ma al di là della loro funzione di puro intrattenimento, queste produzioni hanno rappresentato un fenomeno culturale con un impatto profondo sulla società.
Rossella Bruzzone, autrice di Un’ora d’amore. Breve viaggio nel mondo delle telenovelas, ci accompagna in un percorso tra nostalgia e analisi critica, esplorando il mondo delle telenovelas dalle origini ai giorni nostri. In questa intervista, racconta il loro valore sociale, l’evoluzione del genere e i personaggi che lo hanno reso iconico.
Rossella Bruzzone: “Le telenovelas, specchio di emozioni e società”
Per chi non ha mai guardato una telenovela, quale pensa possa essere l’elemento più affascinante di queste storie?
Ovviamente perché regalano un'ora d'amore! Nel senso che si tratta di un prodotto d'evasione, sono storie leggere, intricate e avventurose in grado di catturare l'attenzione del telespettatore. Poi, analizzate da un altro punto di vista, possono essere anche significative per il contesto socio-culturale dei paesi che le hanno prodotte.
Nel libro mette in evidenza il legame tra fotoromanzo e telenovela. Quanto è stata influente la cultura italiana nella nascita e nella diffusione di questo genere televisivo?
Premettiamo che il fotoromanzo è un prodotto esclusivamente e squisitamente italiano che riscosse un grande successo nel nostro paese ma non solo. Infatti il Sudamerica ha importato quasi tutti i fotoromanzi italiani e questo proprio perché, come afferma anche Aldo Grasso nell'Enciclopedia della televisione, sia il fotoromanzo che il cinema popolare italiano ebbero un grandissimo riscontro in tutti i paesi di lingua spagnola. Gli ingredienti della telenovela sono poi quelli del fotoromanzo: protagoniste giovani, povere ma sincere e animate da nobili sentimenti, storie d'amore appassionanti, tormentate, ostacolate dagli eventi o dagli intrighi orditi dagli antagonisti che poi trovano la loro risoluzione in un lieto fine.
Le telenovelas sono spesso considerate prodotti di intrattenimento leggero, ma il suo libro dimostra che hanno avuto un impatto sociale e culturale importante. Quali sono gli aspetti meno conosciuti di questa influenza?
Le telenovelas sono state ritenute appunto un genere rivolto a un pubblico di scarsa cultura. In realtà avevano l'intento di diffondere un messaggio di speranza e ottimismo, di proporre storie in cui trionfava la giustizia e veniva regalata la felicità a chi l'aveva giustamente guadagnata e meritata. Queste produzioni si prefiggevano lo scopo, soprattutto in realtà difficili come erano quelle dei Paesi latino-americani di quegli anni, travagliati da problemi non da poco, di permettere a queste persone di evadere dalla loro cupa realtà e di ricevere un messaggio educativo e non solo consolatorio.
Le prime telenovelas erano spesso caratterizzate da budget ridotti e sceneggiature semplici. Come si è evoluto il genere nel tempo?
Le prime erano veramente prodotti di scarsissima qualità sia nei costumi che negli arredamenti e il linguaggio era molto popolare, approssimativo, ricco di frasi fatte oppure di un lessico che passava dall'essere povero quasi banale a diventare enfatico, ridondante. Questo perché si doveva garantire una rapida produzione: gli stessi attori di alcune telenovelas, tra cui Anche i ricchi piangono, raccontano che mangiavano realmente nelle scene in cui si consumava il pasto. Con il passare del tempo la situazione è cambiata: il riscontro positivo del pubblico ha fatto sì che fossero investiti maggiori fondi in tali produzioni rispetto alle soap opera e quindi si è innalzato il livello qualitativo e culturale. Sono iniziate le riprese in esterno, i dialoghi hanno assunto maggiore spessore e le tematiche affrontate si sono fatte più attuali e profonde.
Nel libro dedica spazio a tre grandi autori del genere: Delia Fiallo, Gilberto Braga ed Enrique Torres. Cosa li rende così rappresentativi delle telenovelas?
Sono stati tre autori molto prolifici e significativi perché rappresentano proprio i tre volti della telenovela.
Delia Fiallo, che è morta pochi anni fa alla veneranda età di 97 anni, è stata un'autrice le cui telenovelas rispecchiano abbastanza fedelmente il cliché che abbiamo già visto prima: la fanciulla povera e virtuosa che deve affrontare mille vicissitudini prima di vedere coronato il proprio sogno d'amore con il protagonista maschile, spesso e volentieri un giovane che appartiene alla buona società, inaffidabile e viziato ma di animo nobile. Le trame sono ricche di colpi di scena: neonati sostituiti in culla, figli illegittimi, faide famigliari. Tutti elementi di grande impatto emotivo. Fa eccezione la telenovela Leonela in cui vengono trattati argomenti come la violenza carnale, l'aborto, l'adozione e, per la prima volta, si parla di tossicodipendenza. Non voglio anticipare troppo, ma in Leonela la protagonista si innamora del suo stupratore…
Gilberto Braga è stato uno dei più importanti autori e sceneggiatori di telenovelas e miniserie brasiliane: una tra tutte la famosissima Dancin' Days con Sonia Braga. Ho amato tantissimo questa produzione proprio per il carattere moderno e innovativo che la contraddistingue. Braga aveva una grande capacità di analisi e sapeva tratteggiare caratteri molto ben definiti ma mai stereotipati, ricchi di interessanti sfumature e nel tempo riusciva ad affrontare tematiche sociali di rilievo come la denuncia dell'ipocrisia del mondo borghese e l'incomunicabilità generazionale.
Enrique Torres è il cognato della famosa Andrea del Boca, ha stretto un fruttuoso sodalizio con il cosiddetto “clan del Boca” e ha scritto molte delle telenovelas interpretate da Andrea e dirette dal suocero Nicholas. Queste storie toccano temi di attualità come l'HIV, l'omosessualità, il cancro, l'aborto ma sono caratterizzate soprattutto dall'amore vivace e litigarello tra i protagonisti e dalle situazioni liberamente ispirate alla screwball comedy, con dialoghi incalzanti e situazioni allusive. Tutto grazie alla vena comica e brillante dell’interprete principale.
Negli anni ’80 e ’90 in Italia le telenovelas erano seguite da milioni di spettatori. Cosa pensa abbia contribuito a questo fenomeno?
Negli anni ’80 arriva l'inesorabile decadenza del fotoromanzo che viene soppiantato da altre forme di intrattenimento, tra cui proprio le telenovelas, la cui affermazione in Italia è immediata e travolgente. Praticamente potremmo dire che il sovrano è stato spodestato dal figlio che sale vittorioso al trono. Come spiegare questo successo? Credo che la gente avesse ancora bisogno e voglia di sognare: voleva perdersi in belle storie d'amore e bearsi dello struggente lieto fine. Il successo delle telenovelas sudamericane fu tale che anche l'Italia si cimentò in alcune produzioni che però non furono sempre molto fortunate. Non dobbiamo stupirci del grande riscontro di questo format perché è insito nell'uomo voler ricevere un messaggio positivo, talvolta anche consolatorio: ma, per fare un esempio, ben venga il successo di Un posto al sole, la Beautiful italiana per eccellenza.
Se potesse scegliere una telenovela da far riscoprire al pubblico italiano, quale sarebbe e perché?
Senza alcuna esitazione dico Cuore selvaggio, però sono già stata accontentata visto che viene trasmessa in questo periodo su TV2000. I motivi per cui ho detto Cuore selvaggio sono tantissimi: innanzitutto perché grazie a essa ho fatto conoscere questo mondo ad alcune mie compagne di università che guardavano il genere con un po' di sufficienza. Oltre a ciò, ritengo che sia un prodotto veramente impeccabile: trama avvincente che concilia romanticismo e avventura; effetti speciali strepitosi; dialoghi appassionanti; scenari splendidi; grande cura dei costumi; personaggi – tanto i protagonisti che gli antagonisti – ben delineati e interpretati da attori di alto livello, tra cui ovviamente spiccano per carisma Eduardo Palomo e Edith González. Infine, sottolineo un doppiaggio eccellente con le voci stupende di Luca Ward e Giuppy Izzo.
Un'altra telenovela che amerei rivedere è Renzo e Lucia. Storia d'amore di un uomo d'onore con Osvaldo Laport e Luisa Kuliok perché ha una confezione a dir poco eccezionale e poi perché l'antefatto si svolge nel 1910 circa in Sicilia, ma non vi voglio dire altro…
Ovviamente il mio sogno a questo punto è rivedere sugli schermi Dancin' Days e ballare come Giulia sulle note di Occhio di serpente!
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