Fin dai suoi esordi a metà degli anni Cinquanta Rossana Ombres (1931-2009) fu definita da diversi critici poeta di “non comune cultura”. Una cultura, badate bene, dai molti fili, dalla trama fantasticamente intrecciata, le immagini arcane e potenti, dove passato e presente, ieri e oggi sembrano lanciarsi sopra gli abissi dei millenni, oltre il baratro dell’esistenza e della morte, dentro i miti e le leggende della nostra storia, per fondersi – potrebbe mai essere altrimenti? – l’uno nell’altro; creare, nell’istante supremo e irrevocabile della visione poetica, sulle ali di un linguaggio sorprendentemente moderno, una sola, caleidoscopica unità.
Oggi abbiamo la fortuna di poter dialogare con Andrea Breda Minello, postfatore della raccolta Bestiario d’amore, pubblicata da Graphe.it edizioni nella collana Le mancuspie diretta da Antonio Bux, e scavare così ancora più a fondo nell’opera e nel talento di Rossana Ombres.
“La poesia della Ombres rende migliore la mia esistenza”: dialogo con Andrea Breda Minello
Angus Wilson in una sua prefazione ai racconti di Elizabeth Bowen sottolinea come sia facile per uno scrittore che in vita ha goduto della stima di pubblico e critica cadere subito dopo la propria morte in una sorte di cono d’ombra. Una disattenzione destinata (nel migliore dei casi) a durare alcuni decenni. Potrebbe essere questo il caso di Rossana Ombres, scomparsa nel 2009 e che oggi non molti sembrano ricordare?
Negli ultimi anni, per fortuna, c’è da parte della critica un’attenzione maggiore, anzi una riscoperta delle scritture a latere, dei percorsi individuali sottesi al Novecento del canone letterario. Penso ai saggi di Daniela Brogi, di Alessandra Trevisan o di Johnny L. Bertolio sulla produzione artistica delle donne, in primis, ma anche ai progetti editoriali di ripubblicazione delle opere della Banti, della Cialente, della de Céspedes, solo per fare qualche esempio, finanche della Deledda. Non è questa la sede per una disamina critica dei motivi sociologici ed antropologici, che hanno portato al “cono d’ombra” taluni autori e, soprattutto talune autrici (quanti oggi leggono e studiano Lalla Romano?), ma l’interesse per le scritture altre, per i percorsi accidentati e/o appartati fa ben sperare. Un apporto fondamentale è dato dagli studi di genere.
Per la stessa Ombres lo studio da parte di Beatrice Manetti o di Jessy Simonini mi porta a essere fiducioso. Per la scrittrice piemontese, che mi pare essere sempre più un mistero, più che un caso letterario, il discorso è similare, anche se mi sono chiesto più di una volta quanto, a un certo punto della sua esistenza, abbia giocato l’autoesclusione dai rapporti di potere, dall’agone delle patrie lettere (mi si scusi il sarcasmo) più che la disattenzione critica.
Il ritorno in libreria di Bestiario d’amore, assoluto capolavoro poetico del Novecento, contribuirà a una sua rinnovata visibilità e permetterà alle nuove generazioni di scoprirla, di immergersi nel suo universo senza pari. Questo è il mio augurio.
Nella raccolta Bestiario d’amore uscita per la prima volta nel 1974 e oggi riproposta dalla Graphe.it edizioni quali versi secondo lei – fosse costretto per motivi del tutto imperscrutabili a una scelta forzosa – sono i più rappresentativi della poetica della Ombres. Quali, in breve, si porterebbe su un’isola deserta? O, meglio ancora, affiderebbe per amore dei posteri a una bottiglia da lanciare (con un po’ speranza per il futuro) in mare?
Su un’isola deserta porterei il libro intero, ma se fossi obbligato a dover fare una cernita, su un’improvvisata capanna inciderei questo verso: “L’anima, trasecolata, produsse santi.”, che è la chiusa del Bestiario. L’ultima poesia La terra cominciò a tremare permette la visione nuova, apre a un mondo, che si rinnova nello stupore dell’essenza stessa della vita.
E poi le poesie Serenata, Notturno, Musica per l’ora prima, Leggero animale rosso con il suo verso, che vale tutto il secolo scorso: “ma vinse su tutto una legge d’amore.”, Colibrì alfabetico e, soprattutto, la mia preferita: Fu così che scrissi una poesia d’amore.
In questo testo la commistione tra fiaba, elemento magico ed esoterico, post-apocalittico conduce alla consapevolezza che ci si può salvare se si crede, se ci si lascia pervadere dal carattere irripetibile dell’amore.
Qual è la sua definizione di poesia? Cosa rende un poeta un Poeta?
Sono, per mia natura, sempre allergico alle definizioni e alle catalogazioni, anche se so che spesso sono necessarie. Non credo di avere una definizione di poesia, se non quell’effort au style di cui parlava Mallarmé.
La poesia per me deve essere scandalo (Morante e Pasolini docent), resistenza e testimonianza.
Nell’Ottocento Shelley scrisse un saggio a difesa della poesia. Oggi, dopo due secoli, l’indifferenza di editori e pubblico sembra condannarla a una lenta ma inesorabile estinzione. Cosa ne pensa?
Non credo che ci sia indifferenza verso la poesia, anzi se ne pubblica troppa, forse, senza discrimine critico o ratio metodologica. Mancano i lettori forti, manca la lettura forte, ma ciò riguarda ogni genere letterario. I risultati migliori e più importanti ormai si ritrovano nello sforzo e nel coraggio delle piccole-medie case editrici, che osano ancora pubblicarla. Difficilmente sono attratto dal catalogo Einaudi, per esempio, che in qualche modo ha dimenticato il glorioso passato della Bianca, invece Mondadori, che si era persa nei decenni scorsi, ha recuperato terreno con nomi consolidati e alcune nuove voci davvero interessanti.
La poesia non si estinguerà, se non con la fine di questo mondo conosciuto. È un atto necessario. I poeti a Gaza, nonostante l’orrore vissuto, e forse ancor di più per questo, continuano a dire e a non tacere.
Cosa ama delle poesie di Rossana Ombres? E soprattutto cosa rappresenta oggi la sua opera?
Rappresenta una possibilità, un ponte e uno strumento per sopravvivere a questo vizio di forma, che sembra non aver mai fine. Aveva ragione e ha sempre ragione Leopardi, ma con certe voci, con certi autori ci si sente a casa, si è a casa. Niente e nessuno ci salva, ma la poesia della Ombres rende migliore la mia esistenza.
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