Il tuo browser non supporta JavaScript!
Vai al contenuto della pagina

Alberto Magnani debutta nel giallo con Archedemo: “Un Marlowe nell'Atene di Socrate”

Alberto Magnani debutta nel giallo con Archedemo: “Un Marlowe nell'Atene di Socrate” Alberto Magnani debutta nel giallo con Archedemo: “Un Marlowe nell'Atene di Socrate”
Alberto Magnani debutta nel giallo con Archedemo: “Un Marlowe nell'Atene di Socrate”

Dopo una consolidata carriera dedicata ai saggi storici sulla Tarda Antichità e alle biografie di grandi figure del passato, Alberto Magnani compie un salto di genere che rappresenta il coronamento di un sogno d'infanzia: scrivere un romanzo. Con Archedemo e il mistero dei cocci di vaso (edito da noi di Graphe.it edizioni), lo storico milanese trasporta il lettore nell'Atene del V secolo a.C., creando un ponte sorprendente tra il mondo classico e il genere poliziesco moderno.

Il protagonista Archedemo, figura storica realmente esistita ma di cui sappiamo poco, diventa nelle mani di Magnani un detective sui generis: maldestro quanto astuto, marginale ma efficace, erede ideale del Philip Marlowe di Raymond Chandler ma calato in un'epoca in cui non esistevano autopsie, impronte digitali o analisi del DNA. Sullo sfondo, un'Atene post-bellica che risuona di echi contemporanei, dove personaggi del calibro di Socrate e Critone si muovono con un'umanità quotidiana che li rende incredibilmente vicini al lettore di oggi.

L'intervista

Professor Magnani, dopo una lunga carriera come autore di saggi storici e di biografie, cosa l'ha spinta a cimentarsi con la narrativa? E perché ha scelto proprio il genere del giallo per il suo primo romanzo?
Sono stato sempre attratto dalla letteratura e ho sempre curato la dimensione narrativa dei miei saggi storici. Sin da piccolo, ho sempre sognato di scrivere un romanzo. Ho scelto il genere del poliziesco perché è uno dei miei generi preferiti: ho cominciato tardi a leggere gialli, ma poi ne ho fatto la mia lettura abituale in ambito narrativo. Non dimentichiamo comunque che il mio è sì un romanzo poliziesco, ma è anche un romanzo storico.

Archedemo, il protagonista, è un investigatore molto particolare, nato da un'idea di Socrate stesso. Come lo descriverebbe? Cosa lo rende diverso dai detective moderni?

Sì, è un investigatore molto particolare, come lo poteva essere un investigatore del V secolo a.C. È realmente esistito – ne parla Senofonte – ma non ci sono giunte molte notizie sul suo conto. Ho avuto quindi la massima libertà nel delineare il personaggio. Nelle mie intenzioni dovrebbe essere la trasposizione nel mondo antico della figura di investigatore introdotta nella letteratura poliziesca da Raymond Chandler, padre del celebre Philip Marlowe, capostipite di una serie di personaggi tuttora presenti nei romanzi e nel cinema. Marlowe al Pireo era del resto il titolo di un articolo che dedicai ad Archedemo su una rivista di storia. Quindi – come Marlowe – Archedemo è un solitario, che occupa una posizione marginale nella società, spesso sarcastico e ironico. Ma il mio romanzo vuole essere anche una parodia del genere, per cui gli ho attribuito caratteristiche sue peculiari: in particolare Archedemo risulta spesso un po' maldestro, con esiti che spero facciano divertire il lettore. La differenza rispetto ai detective moderni è che Archedemo non può disporre del supporto della scienza attuale: niente autopsie, analisi del DNA o ricerche di impronte digitali. Per il resto, un investigatore dell'antica Grecia non era molto diverso rispetto ai detective moderni. Doveva interrogare testimoni, reclutare informatori e fare i conti con la polizia istituzionale, che ugualmente esisteva nella Grecia antica.

Nel romanzo ritroviamo personaggi storici come Socrate e Critone, ma in una versione molto umana e quotidiana. Come ha lavorato per renderli così vicini al lettore di oggi?

Ho cercato di immaginarli nella vita di tutti i giorni, considerando che gli uomini del V secolo a.C. vivevano, soffrivano e amavano come gli uomini di oggi. Ho cercato di immaginare come doveva essere Atene intorno al 400 a.C., all'indomani della Guerra del Peloponneso, una guerra durata trent'anni. Ci sono studi importanti su questa guerra, da poco è uscito un volume di Luciano Canfora che addirittura ne anticipa l'inizio di diversi anni. Io ho cercato di figurarmi l'Atene del dopoguerra e ho collocato i personaggi su questo sfondo.

I famosi "cocci di vaso" sono al centro del mistero: senza svelare troppo, ci può dire qualcosa sul loro significato e perché ha scelto proprio la raffigurazione della Giustizia?

Nell'antichità circolava poca carta e i più svariati oggetti venivano utilizzati come supporto per scrivere: tra di essi, anche i cocci di vaso. L'uso più importante che se ne faceva ad Atene era per votare l'ostracismo di una persona. Se un uomo politico era considerato un possibile pericolo per lo Stato, poteva essere sottoposto a un provvedimento di ostracismo: se la maggioranza dei cittadini lo voleva, veniva esiliato per dieci anni. I cittadini votavano scrivendo il suo nome, appunto, su un coccio di vaso, poi si faceva la conta. Probabilmente, quando un ateniese vedeva un coccio di vaso, per prima cosa pensava al procedimento dell'ostracismo. Quanto alla raffigurazione della Giustizia, mi aveva colpito il fatto che la divinità che la incarnava appare raramente nella produzione artistica greca. La civiltà greca, in realtà, aveva il suo punto debole proprio nell'amministrazione della giustizia, che funzionava piuttosto male. Ciò lasciava spazio a personaggi come, appunto, il nostro Archedemo.

Questo libro parla di indagini, ma anche di amicizia, politica, corruzione, figure femminili forti... Cosa spera resti al lettore una volta chiusa l'ultima pagina?

Spero anzitutto che la lettura sia stata piacevole. E che il lettore non veda più la civiltà greca come qualcosa di legato ai ricordi di scuola, ma come un mondo nel quale specchiarsi e che ci può ancora parlare.
 

 

Archedemo e il mistero dei cocci di vaso

di Alberto Magnani

editore: Graphe.it

pagine: 194

Giallo e ironia si intrecciano nell’Atene di Socrate: Archedemo racconta un passato molto presente.

Inserisci un commento

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati con un asterisco*
Questo sito è protetto da reCAPTCHA e si applicano le Norme sulla Privacy e i Termini di Servizio di Google.

Inserire il codice per il download.

Inserire il codice per attivare il servizio.