A distanza di più di cinquant'anni, Bestiario d’amore di Rossana Ombres resta la sua opera più famosa con la quale vinse, prima donna in assoluto a conquistarlo, nel 1974 il premio Viareggio per la poesia.
Il Bestiario risulta essere un libro davvero fuori da ogni canone e senza tempo, quindi ancora attualissimo perché attraverso vari temi, tra i quali il paesaggio e l’infanzia, evidenzia la condizione femminile, ma anche quella propriamente umana, usando la via del simbolico e della mitologia.
Una poesia dunque allucinata e grottesca, ipnotica al limite del sovversivo ma anche ironica, di un'ironia che rasenta il picaresco. Il climax sperimentale dell'opera strizza così continuamente l'occhio all'ossessione tra attrazione e repulsione nei confronti del sesso, del corpo e dunque dell'amore stesso (ma, più in generale, la repulsione è verso il modernismo imperante), in un convoglio di sensazioni e pulsioni che in questo libro si auto-alimentano e auto-fagocitano nella commistione di una mitopoesia dai risvolti esoterici e cabalistici, dove l'inventario fantastico della Ombres conturba e dissacra, con i suoi rimandi mistici, biblici e talmudici, il concetto stesso di spiritualità a favore di un più inquietante spiritismo.
Un'opera, questa, in definitiva talmente singolare e fuori da ogni schema che pare non attingere direttamente da alcun maestro e che non pretende né permette epigoni, ma solo gioiosi adepti custodi dell'altro mondo e, evidentemente, futuri custodi anche di questo folle scrigno di oltre mezzo secolo fa ma ricolmo di erudizione e magia che sono senza scadenze.
Antonio Bux
Inserisci un commento