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3 domande ad Alessia Brombin curatrice del libro “Sofferenza creativa” di Iulia de Beausobre

3 domande ad Alessia Brombin curatrice del libro “Sofferenza creativa” di Iulia de Beausobre 3 domande ad Alessia Brombin curatrice del libro “Sofferenza creativa” di Iulia de Beausobre
3 domande ad Alessia Brombin curatrice del libro “Sofferenza creativa” di Iulia de Beausobre

Alessia Brombin ha tradotto e curato l'edizione italiana di Sofferenza creativa, libro colmo di riflessioni spirituali scritto da Iulia de Beausobre. Un testo che forse può sembrare lontano dalla nostra sensibilità, ma che ha invece molto da dirci.

Abbiamo chiesto alla professoressa Brombin di guidarci nella conoscenza dell'opera di de Beausobre. 

 

Intervista ad Alessia Brombin


Parlare oggi di un'autrice russa sembra un po' una provocazione... Cosa c’è alla base di questa traduzione?

Questa traduzione emerge dallo sfondo della situazione europea sociale e politica contemporanea, è un’occasione, per dirla con le parole dell’autrice, di scoprire che “spesso è così, la trama della propria vita apre gli occhi su quella altrui” (Sofferenza creativa, p. 19). Il libretto nasce direttamente dall’esperienza dell’autrice come prigioniera dei bolscevichi negli anni Trenta. Secondo l’autrice, in Russia sotto il Comunismo, si verificò una situazione per cui un popolo, dalla mentalità mistica, venne irreggimentato, tormentato e torturato da un piccolo gruppo di anticristiani. La traduzione di quest’opera permette di sottolineare che questa situazione si è diffusa oltre la Russia, permeando la nostra contemporaneità, portando con sé ancora una volta la medesima sfida a riscoprire le possibilità creative insite nella sofferenza.


Che cosa implica affermare che la sofferenza è creativa?

Con l’espressione “sofferenza creativa” de Beausobre intese la partecipazione amorosa alla sofferenza di ogni uomo e donna, poiché questa può essere creativa nel senso che per esserlo vi deve essere un arricchimento impersonale, il sentirsi parte dell’opera redentrice di Cristo nel suo corpo mistico, ossia nella Sua chiesa orante. L’autrice è, dunque, particolarmente sensibile all’aspetto sociale della sofferenza. Per lei ogni cristiano è capace di superare la propria sofferenza se non si sente solo, ma facente parte del corpo mistico di Cristo, la Chiesa: “perché per il russo, il bene e il male sono, qui sulla terra, inestricabilmente legati tra loro. Questo è, per noi, il grande mistero della vita sulla terra. Dove il male è più intenso, deve esserci anche un bene più grande. Per noi questa non è nemmeno un’ipotesi, è un assioma” (Sofferenza creativa, p. 39).


Infine, potresti raccontarci qualcosa in più su Iulia de Beausobre?

Dopo la morte di Iulia (1977), tra le sue carte, furono ritrovate delle bozze e degli appunti inediti, per lo più relativi alla vita spirituale. Tra questi, i più importanti sono alcuni capitoli del suo libro incompiuto Alyosha’s Way (il protagonista de I fratelli Karamazov) vertenti sulla preghiera incessante, e la sua rilevanza per il tempo presente e il futuro. Aveva inteso questo scritto quale messaggio finale da consegnare ai posteri. In origine il piano dell’opera si componeva di sei capitoli, uno di questi era intitolato: Crisostomo e la preghiera incessante. Vi offro uno stralcio di questo scritto, in cui è condensato il significato, per Giovanni Crisostomo (†407), della preghiera incessante, che s’ispira al comando di Gesù: “Siate sempre lieti, pregate ininterrottamente, in ogni cosa rendete grazie: questa, infatti, è volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi” (1 Tessalonicesi 5,16-18).

Che cosa intendeva allora Crisostomo per “costante”? In una delle sue prime omelie lo spiega così: Quando finisci di pregare e torni alle tue faccende domestiche, o a qualsiasi altra occupazione, si conserva per un po' di quel suo caldo bagliore. Ma dopo due o tre ore immersi negli affari mondani, il senso di benessere svanisce. Il vostro cuore può persino soffrire di un’acuta aridità che s’intensifica fino a far emergere un’ansia inspiegabile. Affrettatevi, allora, a riprendere la preghiera. Solo questa è in grado di alleviare l’angoscia crescente, e riaccendere il benessere del vostro cuore. Rispetto all’approccio metodico e alle regole rigide dei secoli successivi, Crisostomo qui sembra essere, come altrove, libero quasi fino alla disinvoltura. Nelle omelie successive consiglia ai cristiani, il cui stile di vita rende difficile la frequenza in chiesa, di ritagliarsi di tanto in tanto qualche minuto per la preghiera privata, ovunque si trovino. Tutto ciò che devono fare è mantenere il cuore ben sintonizzato con Dio da poter rapidamente concentrare tutta la propria attenzione su di lui ogni volta che si presenta l’occasione e pensare intensamente: “O Signore Abbi pietà di me”, e questo è tutto (C. Babington Smith, Iulia de Beausobre: a Russian Christian in the West, p. 168).
 

Sofferenza creativa

di Iulia de Beausobre

editore: Graphe.it

pagine: 56

La sofferenza può essere usata in modo creativo, facendo leva sulla forza della primigenia vittoria di Cristo sulla morte.

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