Periodicamente vengono resi noti i dati della lettura in Italia e il quadro non è consolante. In estrema sintesi si può dire che nel Bel Paese le persone che leggono sono veramente poche. Puntualmente, ogni volta che uno di questi report viene reso pubblico, parte il coro delle lamentazioni: giornali, siti, blog, social network tutti a ripetere che siamo un popolo che non ama la cultura, che bisogna andarsene all’estero, e su e giù…
Quello che non ho mai sentito o letto è un «mea culpa» da parte del mondo del libro. I libri in Italia non si leggono? La colpa è della gente, mica di chi fa i libri o li vende!
Proviamo a immaginare un contesto diverso. Esce un film al cinema e fa flop al botteghino. Si indagano le ragioni: è sbagliata la regia, la promozione non ha funzionato, la storia è fiacca, il film è brutto. Non si dà la colpa a chi non è andato al cinema.
Oppure: viene lanciato un nuovo prodotto sul mercato e nessuno lo compra. Di chi sarà la colpa? Del produttore che non ha fatto le dovute indagini di mercato, che ha messo in commercio una cosa inutile o malfatta o del cliente? Del primo, no?
E perché quando si parla di libri la colpa della scarsità di lettura in Italia passa miracolosamente da chi i libri li fa a chi (non) ne fruisce?
Quante case editrici si interrogano dopo la pubblicazioni di questi rapporti per vedere se effettivamente hanno messo sul mercato prodotti validi o testi solo per occupare spazio in libreria? Quante librerie provano a vedere le proprie strategie e il proprio modello imprenditoriale? Magari hai scelto di vendere una specifica tipologia di libri e poi lanci appelli perché nessuno viene da te. È proprio sicuro che la responsabilità sia solo delle italiane e degli italiani che non leggono?
E i siti/blog che parlano di libri li vogliamo considerare? Ce ne sono alcuni che presentano i lettori come invasati: sicuri che sia la strategia vincente? Altri propongono sempre corsi di scrittura: è significativo. Corsi di scrittura. Perché l’importante, in Italia, è scrivere, mica leggere. E questo, forse, la dice lunga…
Foto | Pixabay
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