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Il mangiatore d’oppio

Breve studio su Thomas De Quincey

Un saggio che svela i segreti di un capolavoro letterario misconosciuto: le Confessioni di De Quincey, l'opera che ispirò Baudelaire.
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Il mangiatore d’oppio

Descrizione

Thomas De Quincey, il mangiatore d'oppio che ha segnato la letteratura inglese dell'Ottocento, rivive in questo saggio firmato da Claudio Gargano per Graphe.it edizioni.

Chi era davvero l'autore delle celebri Confessioni di un mangiatore d'oppio? Un promettente scrittore di Manchester che, nell'Inghilterra settentrionale dei primi dell'Ottocento, condivideva l'oppio con Samuel Taylor Coleridge e William Wordsworth, giganti della poesia romantica inglese.

Il volume offre una chiave di lettura essenziale per comprendere un'opera dallo stile arabescato e ossimorico, che Giorgio Manganelli definì ricco di “dilazioni maniacali”. Attraverso un'accurata analisi biografica, stilistica ed editoriale, il lettore scopre come Charles Baudelaire tradusse e riscrisse interi brani delle Confessioni nei suoi Paradisi artificiali.

De Quincey emerge come autentico eccentrico della letteratura: un autore capace di dialogare con i contemporanei portando però la propria arte oltre i binari convenzionali, verso una consapevole e potente unicità espressiva.

Un saggio indispensabile per appassionati di letteratura comparata, studenti e lettori colti che desiderano avvicinarsi a uno dei capolavori più affascinanti e complessi del Romanticismo inglese.
 

Claudio Gargano

Claudio Gargano (Roma, 1956) è poeta, narratore e saggista. La sua produzione poetica, che spazia dall'intimo all'ironico, si è affermata nel panorama letterario con opere come I nomi e Lettere d’addio. Ha esplorato anche la narrativa e la critica letteraria, con lavori che indagano temi legati alla letteratura, alla sessualità e alla cultura del Novecento. Da sempre attento osservatore della musica, ha pubblicato saggi sulla psichedelia e sul rock degli anni Sessanta e Settanta. La sua scrittura, raffinata e profondamente analitica, invita a una riflessione su arte, società e identità.

Quarta di copertina

Chi non avesse in mente lo scenario e il contesto nel quale collocare Thomas De Quincey provi a immaginare un anonimo borgo dell’Inghilterra settentrionale nei primi dell’Ottocento. Qui un promettente scrittore nativo di Manchester corrode la propria salute e il proprio denaro consumando oppio insieme a due giganti della poesia inglese, Samuel Taylor Coleridge e William Wordsworth. Le Confessioni di un mangiatore d’oppio, autobiografico e straordinariamente scritto, gli procura improvvisa fama ed entrate insperate.

Leggere quel capolavoro oggi può sembrare una scelta inattuale: lo stile arabescato e ossimorico che a Giorgio Manganelli parve pieno di “dilazioni maniacali” può mettere alla prova il lettore moderno.

Questo volume ha l’intento di fornire la chiave di accesso per comprendere e apprezzare a fondo l’opera: lo fa unendo sapientemente la lettura biografica, l’analisi stilistica, la storia editoriale (per citare un fatto, Charles Baudelaire tradusse e riscrisse interi brani delle Confessioni nel suo Paradisi artificiali) e illustrando paralleli con altre opere del medesimo autore e di altri coevi. De Quincey emerge come un eccentrico nel senso meno superficiale del termine: qualcuno che ha portato la propria arte al di fuori dei binari percorsi da altri, raccogliendo la loro eredità e intessendo con loro un dialogo, ma proponendo con forza una propria consapevole unicità.
 

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Il mangiatore d’oppio
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