Chiara Ricci nasce a Roma nel 1984. Nel 2008 si laurea in Dams (Discipline delle Arti, Musica e Spettacolo) con una tesi dal titolo Il Teatro davanti alla Macchina da presa. Elementi di teatro nel cinema di Anna Magnani. Nel 2010 consegue la Laurea Magistrale con lode in “Cinema, Televisione and Produzione Multimediale” con una tesi dedicata alla prima regista donna del cinema italiano Elvira Notari la cui riduzione è stata pubblicata negli Stati Uniti.
Ha curato e scritto i saggi monografici: Anna Magnani. Vissi d’Arte Vissi d’Amore (Edizioni Sabinae, 2009) con il quale vince il Premio Internazionale Giuseppe Sciacca nella sezione “Saggistica”, Signore & Signori… Alberto Lionello (Ag Book Publishing, 2014), Valeria Moriconi. Femmina e donna del Teatro italiano (Ag Book Publishing, 2015), Il cinema in penombra di Elvira Notari (Lfa Publishing, 2016), Lilla Brignone. Una vita a teatro (Edizioni Sabinae, 2018), Ugo Tognazzi. Ridere è una cosa seria e Monica Vitti (entrambi Edizioni Sabinae, 2022), Wilma Montesi. Una storia sbagliata (Golem, 2022).
Nell’aprile 2017 l’Università degli Studi Roma Tre le conferisce la nomina di “Cultore della materia di Storia del Cinema e di Filmologia”. È Presidente dell’Associazione Culturale “Piazza Navona”, creatrice e ideatrice della Rubrica online “Piazza Navona” e del Premio Letterario Nazionale “EquiLibri”. È curatrice di mostre dedicate al cinema con materiale proveniente dal proprio archivio personale e tiene lezioni e conferenze in Italia e all’estero dedicate alla Storia del Cinema e del Teatro.
Andrea Pamparana, giornalista, scrittore e sceneggiatore. Dal 2000 al 2016 vicedirettore del TG5. Dal 2006 curatore e conduttore della rubrica del TG5 Indignato speciale. Collabora a Radio RTL 102.5, al quotidiano “La Ragione”. Ha scritto oltre trenta libri, saggi su politica, esteri, cronaca giudiziaria e cinque romanzi.
Wilma, 21 anni appena compiuti, un pomeriggio di primavera esce di casa senza fare ritorno. Due giorni dopo il suo cadavere viene ritrovato sulla spiaggia di Torvaianica e il suo assassino, qualora ce ne fosse uno, non viene mai scoperto.
È il 1953: le serie tv crime non esistono ancora e il giornalismo inizia appena a orientarsi verso quello stile sensazionalistico che abiterà poi la “nera” in modo sempre più stabile. Compagni di scuola, conoscenti, vicini di casa raccontano di Wilma. Molti ritrattano, altri negano. Qualcuno, forse, sa e tace. La politica e il bel mondo dell’epoca vengono coinvolti. Nessuno viene risparmiato. Placato il clamore, il caso Montesi viene formalmente chiuso, sostanzialmente irrisolto. A distanza di oltre 70 anni la dolorosa vicenda inizia a sembrare (nel bene e nel male) una trama perfetta per il cinema: la storia di Wilma è un film che non vedrai mai, ma che in questo libro viene raccontato scena per scena, analizzato in ogni inquadratura. Non con l’intento di spettacolarizzare o romanticizzare un fatto di sangue, ma per darne una chiave di lettura nuova e convincente, attraverso l’indagine accurata delle fonti, che attendono ancora di essere interpretate sotto una patina di Neorealismo in bianco e nero.
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