L’irruzione di un verso nel mio cuore e sulle dita che scrivono su un qualunque foglio di carta, il primo che trovo, talvolta anche uno scontrino che ho in tasca, è per me sempre un mistero, come mistero sono le cose più importanti della vita: la nascita, l’amore, l’amicizia, la morte, Dio.
E anzi, forse la poesia mette per iscritto questo mistero non per darne una definizione, ma per aprirvi uno squarcio che permetta di vedere attraverso le cose la realtà vera.
Così può capitare di pensare che piova mentre ci si accorge di stare piangendo. È, a me pare, l’esperienza cantata da Fernando Pessoa:
Fingere è proprio del poeta.
Lui finge in una maniera così completa
fino a fingere che si tratti del dolore
il dolore che lui sente veramente.
Le poesie contenute in questo libro abbracciano una produzione decennale, una cernita, un distillato che ne raccoglie le più suggestive, quelle che sono sgorgate da un cuore che ora le offre ad altri cuori perché, come recita un graffito di Ivan Tresoldi: «Poeta sei tu che leggi».
Dalla prefazione di Enzo Bianchi
Erano lacrime mie titola questa raccolta… Lacrime di tribolazione, ma anche lacrime capaci di donare un’iridescenza allo sguardo che rende la visione più trasparente e luminosa, fino a desiderare che la nostra vita sia «all’altezza delle lacrime», di questo rinnovato battesimo, di questo sguardo penetrante, dolente e compassionevole su persone e cose.
La fede silenziosa, discreta, caparbiamente cercata, nella vita, negli altri, nel Signore è il legame profondo di tutta la raccolta: «… La tua potatura, Signore» (20). Fede che si dilata, tende e approda all’amore: «Ti amo ancora…» (18). Fede che diventa vita, vita che diventa fede: «Zitto tu. E continua a spalare carbone. /… C’è bisogno di te, fuochista, anche se non sali mai sul ponte» (37). Vita che diventa sapienza, abbandono al mistero: «Viene Inverno e viene Primavera. / Ma senza Inverno Primavera non verrà» (42), «sopportare», «trasfondersi» (58).
La raccolta si conclude con «Desiderio esaudito (in forma di haiku)»: gocce di pura luce e speranza per tutti. Ripongo sul tavolo Erano lacrime mie di Marco Statzu, altre letture di questo libro mi attendono, in altre notti...
Le poesie di Marco Statzu raggiungono, nel «communicantes in unum», l’arte vera, il dono autentico, che non viene meno: gli siamo veramente grati!
Biografia dell'autore
Marco Statzu

Nato nel 1979, ultimo di quattro fratelli, è prete della diocesi di Ales Terralba dal 2004. Dopo aver conseguito il Dottorato in Sacra Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana è docente di Antropologia Teologica e di Storia della teologia nella Pontificia Facoltà Teologica della Sardegna ed è parroco della borgata agricola di Sa Zeppara. Ha trascorso un anno nel Monastero di Bose, approfondendo il suo rapporto con Dio e con l’uomo e con il creato. Di sé dice: «Scrivo poesie, cerco Dio tra gli uomini e l’umanità in Dio. Tento di vivere in un eremo che si fa casa accogliente per chi cammina e fatica. Coltivo un orto e la mia anima». È direttore della Caritas diocesana di Terralba.
Ha pubblicato Terralba dal Medioevo ai giorni nostri. Storia, tradizioni e persone (Selas, Terralba 1998), Mistica dell’Incarnazione. Per una conoscenza affettiva di Dio (Glossa, Milano) e Tra disastri e desideri (Fara, Rimini) entrambi nel 2010. Nel 2021, per i tipi di Fara, esca Ho chiesto scusa agli ulivi opera poetica prima classificata al Faraexcelsior.
Cura il blog maioba 2.0.
Foto | Film the life