Il corpo a corpo della parola per restituire alla parola la sua carne e il suo istante estremo, per far sì che quel magma esiziale sia anche il magma celeste della natura umana.
Nel 1977 l’uscita di questo libro rappresentò un punto di rottura nella poesia italiana, data l’audacia espressiva di un poema multiforme che fu subito salutato da molti come un vero e proprio evento. A distanza di ben oltre quarant’anni viene ora riproposta al pubblico l’opera forse dagli esiti più importanti di Gino Scartaghiande. E non si tratta, per l’appunto, di una semplice operazione nostalgica o di un consolatorio omaggio tout court, ma di un vero e proprio riconoscere a questo lavoro una quanto mai attuale vitalità.
Difatti, nei Sonetti d’amore per King-Kong, il lettore potrà incontrare una voce dal canto limpido che, seppur poggiando i suoi stilemi sulla lezione dei classici, diventa ancor più ultra contemporanea grazie alle suggestioni del particolare dettato poetico; così come altre volte un incedere più duro e slegato si vedrà aprire ai temi forti della raccolta con suggestioni sempre più imprevedibili. Ed è allora un poema d’amore e di morte, di distacco e di riavvicinamento, dove la grazia e l’abbandono si plasmano vicendevolmente, così come la frammentazione dell’io e del presente sempre in atto avverano il sogno di una lingua, qui così vera e al tempo stesso evanescente.
Biografia dell'autore
Gino Scartaghiande

Gino Scartaghiande (Cava de' Tirreni, Salerno, 1951), vive e lavora tra Roma e Salerno. Laureato in medicina, nel 1977 ha pubblicato Sonetti d'amore per King-Kong, a cui sono seguiti altri titoli quali Bambù (Antonio Rotundo, Roma 1988); Oggetto e Circostanza (Il Labirinto, Roma 2016 – Premio Nazionale Frascati Poesia Antonio Seccareccia), Cavallucci marini (Il labirinto, Roma 2022) e Inconvertendo (Battello stampatore, Trieste 2022).
Sullo scorcio degli anni Settanta è stato tra i collaboratori di Prato pagano e tra i fondatori di Braci (1980-1984). Intenso il suo sodalizio d’arte e di vita con poeti e artisti operanti a Roma; tra gli altri, oltre a quelli gravitanti attorno alle due riviste sopra citate, è stato legato da profonda amicizia con Elio Pagliarani, Amelia Rosselli, Giovanna Sicari, Paola Febbraro, e, fuori di Roma, con gli artisti e i poeti cosentini di Inonija, la rivista ideata da Angelo Fasano. Sue poesie sono state tradotte in francese e spagnolo.
Foto | Dino Ignani