Questa ricerca che si basa su un paziente spoglio dello sconfinato patrimonio proverbiale italiano, linguistico e dialettale, è uno studio, con un repertorio esemplificativo di un settore dei proverbi che non ha avuto molta attenzione, classificato come tipologia generica di utilità pratica.
Il blasone proverbiale invece è una ben individuata e radicata forma paremiologica con la sua qualità, le sue regole e le sue dinamiche, con applicazioni diverse da quelle enunciate dal suo stesso nome. Serve infatti più a marcare le differenze, le distanze, le particolarità, usando preferibilmente i difetti altrui che con le qualità proprie, tra comunità grandi e piccole, più spesso vicine, ma anche lontane, dell’intero Stivale e altrove.
Il fenomeno è molto più antico del periodo dell’unità italiana e può dirsi un fenomeno costante del modo di stare insieme delle comunità italiane. È cosa singolare che questo particolarismo ringhiosa non abbia risentito per nulla dello spirito unitario del Risorgimento, se addirittura non si è acuito e consolidato, ignorando l’invito uniamoci, amiamoci di quello che oggi è l’inno nazionale ufficiale.
I riflessi antropologici segnalati da questo studio sono notevoli, profondi e anche divertenti, dal momento che scoprono un lato singolare del carattere tipico d’una popolazione che ha più elementi in comune di quanti non vorrebbe avere, tenendo a distanziarsi, smarcarsi, definirsi, mantenendo il proprio stigma, fino all’ultimo paesello della montagna più sperduta.
Gl’inni nazionali, chiamati in causa, ci dicono che anche altrove non sono tutte rose e fiori, pur riconoscendo che il periodo più lungo d’unità e convivenza, ha permesso a certi stati una coesione e una concordia maggiore, laddove in Italia si giunge talvolta al parossismo del bisogno di distinguersi.
Certi spunti di riflessione sarebbero stati utili anche a figure che si batterono per l’unione senza conoscere neppure la lingua italiana e magari a Cavour, artefice dell’unità senza essere mai stato nel Meridione.
Una scorribanda nella storia e nella geografia di questo mondo sorprendente, indefinibile, contraddittorio, la cui vita sociale potrebbe essere individuata da una frase proverbiale che ben ci definisce (l’Italia nonostante tutto è ancora unita) e si dice ironizzando su se stessi: Si deve andar d’accordo a costo di litigare!
Biografia dell'autore
Carlo Lapucci

Carlo Lapucci vive a Firenze dove si occupa di letteratura, linguistica e tradizioni popolari. Ha lavorato e collaborato con case editrici, partecipando come esperto alla trasmissione di Rai 2: La luna nel pozzo e come autore delle serie I verdi giardini della memoria e Cose dell'altro mondo.
Nel campo letterario ha esordito nel 1960 con una selezione di poesie presentate da Nicola Lisi su L'Approdo letterario cui ha fatto seguito, sulla stessa rivista, nel 1962, un'altra silloge presentata da Mario Luzi. Le successive raccolte sono confluite in Come la spiga accanto alla spiga (Lorenzo de’ Medici Press 2021). A queste si unisce l’opera Magia e poesia (Graphe.it 2022).
All’interno della sua vasta produzione narrativa ricordiamo La pianura e altri racconti (Le Samare1974), per il quale ebbe il Premio il Ceppo nuovo autore. Nella narrativa fantastica sono usciti, per i tipi di Francesco Rossi editore, Viaggio nell'Antimateria (2006) e Silicon Valley (2008) ridotta per teatro e rappresentata dalla compagnia stabile I ritrovati di S. Gimignano. Con lo stesso editore ha pubblicato, nel 2004, Teatro a buon mercato che raccoglie le sue opere teatrali. Inoltre le parodie, per le quali ha avuto Il premio Giusti per la satira 2002 sono in Pare quasi (Querce 2025).
Tra le numerose opere che ha dedicato alla linguistica e alle tradizioni popolari si segnalano: Dizionario dei modi di dire della lingua italiana (Garzanti 1993); Dizionario dei proverbi italiani (Le Monnier 2006, poi Mondadori 2007) che raccoglie 25.000 proverbi, prima opera di studio generale dei proverbi italiani. Particolare importanza ha la raccolta Fiabe toscane (Mondadori 1984), alla quale si sono aggiunti altri quattro volumi (editi da Polistampa). Numerose ricerche hanno riguardato settori specifici delle tradizioni: I proverbi dei mesi (con Anna Maria Antoni, Cappelli 1972), Indovinelli italiani (Valmartina 1977, poi Vallardi 1986), La Bibbia dei poveri (Mondadori 1985) e L’arca di Noè (Graphe.it 2022).
Tra i lavori più recenti si segnalano: Diario d’un istante (Le Samare 2019), La Biblioteca di Tarmakòden (Helicon 2019), La sapienza dell’ignoranza (Ibiskos 2020), Phaenomena et noumena (Le Samare 2021), Storia di Semetipsum (Helicon 2021), Stretta la foglia e larga la via (Polistampa 2024), Uniamoci, amiamoci (Graphe.it 2024).
La rivista Giornale di bordo, di storia, letteratura e arte ha dedicato alla sua opera l'intero numero del marzo 2003. Ha ricevuto i premi Fiorino d'Oro alla carriera (2018) e il Premio Casentino per la letteratura (2020).