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Fëdor Dostoevskij: la vita e le opere del grande scrittore russo

Fëdor Dostoevskij: la vita e le opere del grande scrittore russo Fëdor Dostoevskij: la vita e le opere del grande scrittore russo
Fëdor Dostoevskij: la vita e le opere del grande scrittore russo

È lo scrittore delle tante domande e delle poche risposte, Fëdor Dostoevskij, uno dei massimi indagatori dell’animo umano, capace di scendere nelle sue viscere indagando le peggiori bassezze, ma anche di elevarsi fino alla sommità delle virtù che lo protendono verso Dio. E non potrebbe rendere al meglio tutta questa complessità, il poeta, se non l’avesse vissuta in prima persona grazie a un’esistenza piena di esperienze intense quanto sconvolgenti.

L’infanzia e gli esordi

Dostoevskij nasce in una famiglia russa numerosa ma benestante: figlio di un medico, vive la sua infanzia all’interno dell’ospedale in cui il padre presta servizio, venendo a contatto molto presto con la sofferenza, la povertà e la morte. Quando il padre muore, forse ucciso in circostanze poco chiare, ha il suo primo attacco di epilessia: una malattia latente che risbucherà fuori in tutti i momenti più difficili della sua vita.

Povero e senza aver completato la scuola militare, si dedica alla letteratura; il suo esordio è del 1846 con Povera gente che gli vale un’ottima accoglienza da parte della critica e che affronta un tema che lo caratterizzerà per sempre: la sofferenza del giusto, il dolore per l’uomo incompreso e deriso dalla società. Seguirà Il sosia, lavoro che vede al centro uno sdoppiamento clinico ma che non riceverà il consenso del romanzo precedente.

L’arresto e la Siberia

Ormai scrittore, Dostoevskij aderisce al circolo Petraševskij, un gruppo di San Pietroburgo di intellettuali progressisti malvisti dallo zar. Per questo motivo sarà arrestato e condannato a morte, pena commutata poi in lavori forzati per i quali verrà deportato in Siberia.

Questa esperienza, manco a dirlo, lo segnerà profondamente e da essa deriverà tutta la sua contrarietà alla pena capitale che emerge tra le pagine sia di Delitto e castigo che de L’idiota. Dalla drammatica vita in Siberia scaturisce, inoltre, una delle opere più crude dell’autore: Memorie dalla casa dei morti, in cui un’umanità degradata assurge a personificazione delle peggiori abiezioni morali. In questi anni Dostoevskij soffre molto, sia fisicamente per il gelo e il lavoro durissimo, sia perché gli è concessa la compagnia di un solo libro: la Bibbia. Nel 1854, tuttavia, uscirà per buona condotta.

Il ritorno in Europa

Ottenuto il permesso di rientrare nella Russia europea, Dostoevskij si sposa, inizia a lavorare come giornalista e compie un viaggio in Europa tra Inghilterra, Francia e Germania. Anche questa è un’esperienza centrale per lui: visitandole da vicino, inizia a esprimere giudizi irrimediabilmente negativi sulle civiltà occidentali.

Da queste considerazioni prenderà forma Memorie dal sottosuolo uscito nel 1864 che però è un anno nero per l’autore: muoiono, infatti, sia sua moglie che suo fratello Michail che lo lascerà pieno di debiti.

Non gli resterà, dunque, che fuggire all’estero per evitare i creditori e tentare la fortuna alla roulette per saldarli: da questo periodo nasceranno Il giocatore e in parte anche L’idiota.

Dostoevskij a questo punto sposa in seconde nozze la sua stenografa e inizia a lavorare alacremente a un nuovo romanzo che si intitolerà I demoni e con cui sembra rinnegare per intero il pensiero nichilista espresso in passato. Seguirà un periodo molto prolifico che culminerà con la pubblicazione di un vero capolavoro, I fratelli Karamazov (1880), che avrebbe dovuto avere un seguito, se l’autore non fosse morto all’improvviso, l’anno successivo, per enfisema polmonare nello stesso appartamento di San Pietroburgo che oggi ospita il museo a lui dedicato. 

 

Foto | Sopelkin via Depositphotos



 

L'autore: Roberta Barbi
Roberta Barbi Roberta Barbi è nata e vive a Roma da 40 anni; da qualche anno in meno assieme al marito Paolo e ai figli, ancora piccoli, Irene e Stefano. Laureata in comunicazione e giornalista professionista appassionata di cucina, fotografia e viaggi, si è ritrovata da un po’ a lavorare per i media vaticani: attualmente è autrice e conduttrice de “I Cellanti”, un programma di approfondimento sul mondo del carcere in onda su Radio Vaticana Italia. Nel tempo libero (pochissimo) si diletta a scrivere racconti e si dedica alla lettura, al canto e al cake design; sempre più raramente allo shopping, ormai rigorosamente on line.

Guarda tutti gli articoli scritti da Roberta Barbi

Perché leggere Dostoevskij

di Antonio Schlatter Navarro

editore: Graphe.it

pagine: 144

Leggere Dostoevskij è un atto rivoluzionario: un viaggio nel tempo e nell'anima.

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