Non è la prima volta che abbiamo il piacere di dialogare con Lorenzo Foltran, giovane poeta romano che, nel 2021, pubblicò con Graphe.it edizioni la raccolta poetica Il tempo perso in aeroporto. Oggi, dopo quattro anni, torna in libreria con la silloge Khalvat, sempre edita da Graphe.it edizioni. Ne approfittiamo per riprendere il filo della nostra vecchia conversazione. Il tema, caro a entrambi, è naturalmente quello della poesia.
Viviamo in tempi complessi che sembrano sfuggire al nostro controllo, con l’intelligenza artificiale che, a tratti, appare più come una minaccia che un alleato, assediando l’uomo anche nel campo dell’arte e della creatività. Quali sono le difficoltà di un giovane poeta che voglia oggi, aprirsi un varco, far sentire la propria voce?
In effetti, sembra che tutto ciò che ci circonda stia sfuggendo al nostro controllo, ma è solo un’impressione. In realtà questo controllo non è mai esistito ed è sempre stato una semplice illusione. In ogni caso questa percezione di impotenza ha portato a un impellente bisogno di riacquistare padronanza della realtà da cui deriva il ruolo sempre più importante del concetto di misurabilità. Tutto è e deve essere misurabile affinché possa essere valutato. Tuttavia la valutazione che ne risulta è più quantitativa che qualitativa. In letteratura, la misurabilità della prosa passa per le vendite, attraverso le classifiche. Per quanto riguarda la poesia, dato che la poesia non vende o vende pochissimo (con poche e minime differenze tra poeti), essa sfugge a questa misurazione e quindi senza misura non può essere valutata.
La poesia contemporanea è un’arte senza pubblico. Quasi nessuno entra in libreria di propria iniziativa per comprare un libro di poesie. A questo si aggiunge la scomparsa dei poeti dalle pagine culturali dei giornali. Questa marginalizzazione culturale ed editoriale della poesia influenza anche la critica della poesia. Dagli anni ’70 la critica militante sulla poesia ha cominciato a scomparire: poche critiche e poco attendibili, poco ispirate, molte volte promozionali e pubblicitarie (con descrizione dell’opera ma senza giudizio). La critica quando è presente è casuale e arbitraria, quando è assente è espressa dalle scelte editoriali.
Crede che il poeta, il visionario, il paria che, ci immaginiamo, cavalcare i millenni con la penna in mano, abbia ancora un futuro? Se sì, quale?
Bisogna fare attenzione a non farsi ingannare dai poeti, sono maestri della mistificazione. Possiamo ritenerli visionari perché avevano una profonda visione della realtà, ma figure come Rimbaud non erano assolutamente paria, interpretavano un ruolo. Erano coscienti di indossare una maschera, costruivano un personaggio con il solo obiettivo di attirare (in primo luogo) l’attenzione su di loro e (solo successivamente) sulla loro poesia. Quindi, in una società dove l’apparire è tutto, direi che il personaggio-poeta ha ancora futuro; sulla poesia ho qualche dubbio perché il pubblico preferisce le immagini alle pagine.
Una domanda che pongo spesso agli intervistati riguarda la storia della letteratura e la critica letteraria. Si fondono sui fatti o, come pensano alcuni, sulle omissioni? Sono, in breve, una somma di giudizi o di pregiudizi?
Durante i miei studi letterari avrei risposto che sono i giudizi a plasmare la storia della letteratura. All’epoca avevo fiducia nella critica, ero convinto che la presenza di uno scrittore nel canone fosse giustificata unicamente dal suo valore letterario. Poi questa fede ha cominciato a vacillare. Qualche anno fa avrei risposto, più saggiamente, che la storia della letteratura è il risultato di una combinazione di giudizi e pregiudizi. Non esistono solo bianco e nero, la realtà è una scala di grigi. Ma oggi mi chiedo: come è ancora possibile essere convinti dell’oggettività dei giudizi della critica quando si pensa al numero spropositato di scrittrici che sono state cancellate dalla storia non a causa dell'intrinseco valore delle loro opere, ma semplicemente per il fatto della loro appartenenza al genere femminile?
Quali sono, secondo lei, riallacciandoci in qualche modo alla domanda di prima, i cinque poeti fondamentali della storia letteraria, dall’antichità a oggi, passando, naturalmente, per tutte le epoche intermedie.
Per riallacciarmi piuttosto alla risposta che ho dato alla prima domanda: perché ridurci a misurare l’impatto di questo o di quel poeta? Redigere liste è un’altra “moda” imposta dal capitalismo (la lista degli obiettivi da raggiungere in un esercizio finanziario), dall’iperturismo (la lista di cose da vedere assolutamente in un determinato luogo), dai social (la lista dei libri letti, delle esperienze fatte). Non sacrifichiamo a questa visione riduttiva della realtà anche la poesia.
Ci parli nel dettaglio di questa sua nuova raccolta poetica. Gestazione, genesi, implicazioni future. Tutto quello che vuole condividere con noi.
Khalvat è una raccolta divisa in tre sezioni: L’una il nume dell’altro, Economia reale e Naufrago in piscina. Non è una semplice antologia, ma una raccolta organica nella quale i singoli testi sono organizzati in modo tale da raccontare una storia. La prima sezione ha una forte uniformità tematica: l’isolamento in compagnia dell’amato. Gli amanti hanno scelto l’allontanamento dal mondo, preferendo un’intimità condivisa. Inizialmente raccontato tramite episodi di vita concreta, il rapporto tra i due personaggi si evolve in una vera e propria religione che porta alla graduale deificazione degli amanti e al raggiungimento dell’atemporalità del sentimento amoroso.
L’isolamento, però, si rivela irrealizzabile. La seconda sezione si apre su un rapporto amoroso che non è più idealizzato e che si mostra imperfetto. Un’imperfezione dovuta all’inevitabile rapporto con il mondo esterno. La seconda sezione si divide quindi tra il rimpianto della perduta intimità e la preservazione dell’amore dalle convenzioni della vita in società.
Al carattere unitario della prima sezione e al dualismo della seconda si oppone la frammentarietà della terza in cui le poesie sono meditazioni ridondanti, senza uscita, senza soluzione come l’incessante andirivieni tra i due bordi della piscina nell’allenamento del nuotatore.