In Sguardi di Natale, titolo della collana Natale ieri e oggi che accosta un classico natalizio d'altri tempi a un inedito contemporaneo, l'illustrazione di Sabrina Gennari assume un ruolo cruciale e simbolico.
Il libro raccoglie due racconti: il primo di Emilio De Marchi del 1877, che narra di un piccolo animale che, con dolcezza, rinsalda gli affetti natalizi, e un inedito di Barbara Baffetti che affronta un tema universale: cosa ci manca e come riempire il vuoto che sentiamo, anche quando pensiamo di avere tutto.
L'illustrazione di Gennari si colloca precisamente nel punto di transizione tra le due storie, diventando non solo una separazione fisica ma un vero e proprio elemento narrativo. La sua opera rappresenta i protagonisti simbolici di entrambi i racconti - una gallina e un cavallino a dondolo - creando un'atmosfera sospesa e intima che va oltre la tradizionale iconografia natalizia. L'artista ha scelto di dare alla gallina uno sguardo diretto verso il lettore, un dettaglio particolarmente significativo che riflette la sensibilità di De Marchi verso "l'umanità" degli animali e che dialoga con le riflessioni contemporanee sul rapporto tra uomo e natura.
In questa intervista, Sabrina Gennari racconta come ha interpretato il suo ruolo di "ponte" tra passato e presente, come ha bilanciato un immaginario infantile con un pubblico adulto, e come ha trasformato la sua illustrazione in una vera e propria icona del significato più profondo del Natale.
Il tuo disegno compare a metà del libro, proprio nel punto di passaggio tra il racconto di Emilio De Marchi e quello di Barbara Baffetti. Come hai interpretato questa posizione “di confine”? Hai pensato l’illustrazione come una sorta di ponte tra i due racconti?
L'illustrazione che ho realizzato è stata pensata proprio per agire da ponte e da punto di transizione. La sfida principale che mi sono posta era quella di creare un'immagine che potesse catturare l'essenza di entrambe le storie senza favorirne una a discapito dell'altra.
Ho cercato di interpretare la posizione "di confine" rappresentando i due elementi che diventano il fulcro e il motore di cambiamento per i personaggi in ciascuna storia: la gallina e il cavallino a dondolo. Questi due elementi, apparentemente molto diversi — uno un animale comune e l'altro un oggetto antico — sono stati scelti proprio perché, pur nella loro diversità, sono gli elementi che portano un senso di profonda trasformazione nei rispettivi racconti.
In questo modo, l'illustrazione non è un semplice separatore, ma una sorta di "portale visivo" che collega idealmente il mondo di Emilio De Marchi con quello di Barbara Baffetti, invitando il lettore a cogliere il filo comune di cambiamento e significato che li unisce.
C’è una particolare atmosfera nel tuo disegno: sospesa, silenziosa, con qualcosa di “intimo” che va oltre il Natale decorativo. Puoi raccontarci come ci sei arrivata, anche dal punto di vista tecnico e stilistico?
Nel mio disegno ho voluto creare un'atmosfera sospesa e intima, lontana dalla classica iconografia del Natale che spesso è caotica e puramente decorativa. Il Natale per me ha un significato più profondo, legato alla quiete e al raccoglimento, un momento per riconnettersi con sé stessi e con le persone care. Anche il gesto del dono, se fatto con il cuore, è un atto di profonda riflessione e connessione.
Per tradurre questa visione in immagine, ho cercato di rendere il disegno iconico e simbolico. Ho optato per un segno pulito e molto grafico, mantenendo l'essenzialità pur inserendo alcuni dettagli decorativi. Il mio obiettivo era che il significato emergesse in modo immediato. Ho fatto diverse prove di composizione e inquadratura prima di arrivare alla soluzione finale, che ho scelto perché mi è sembrata la più efficace per trasformare l'illustrazione in una vera e propria icona.
In questo lavoro ti sei trovata a illustrare un testo rivolto a lettori adulti, ma legato a un immaginario infantile (giocattoli, animali, memoria). Come hai gestito questo equilibrio?
Credo fermamente che l'immaginario infantile non ci abbandoni mai, anche se con l'età cerchiamo di allontanarlo. Dentro di noi siamo ancora quel bambino o quella bambina che si emozionava di fronte a un giocattolo. Purtroppo, molti adulti tendono a nascondere questa parte di sé… che è li pronta a uscire quando viene solleticata. Per questo per realizzare questa illustrazione ho semplicemente cercato di utilizzare un segno che “strizzasse l’occhio” all’adulto per parlare al bambino nascosto dentro il futuro lettore di questo libro.
C’è un dettaglio nella tua illustrazione che ti è particolarmente caro o che vorresti far notare al lettore?
Uno dei dettagli a cui tengo di più, e che ho voluto mettere in evidenza, è lo sguardo diretto della gallina verso il lettore.
Ho scelto di farla guardare negli occhi chi osserva l'illustrazione perché desideravo che il suo messaggio, in particolare quello di non mangiare carne, arrivasse dritto al cuore. Come vegana, sono rimasta profondamente colpita dal racconto di Emilio De Marchi, che mostrava una sensibilità verso l'umanità della gallina in un'epoca storica in cui questo tipo di consapevolezza era ancora quasi inesistente. Quello sguardo è un invito silenzioso a riflettere su un tema che sento molto vicino.