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Valentino Ronchi e la sua raccolta “Ma tu l’hai letto ‘Il giovane Holden’?”

Valentino Ronchi e la sua raccolta “Ma tu l’hai letto ‘Il giovane Holden’?” Valentino Ronchi e la sua raccolta “Ma tu l’hai letto ‘Il giovane Holden’?”
Valentino Ronchi e la sua raccolta “Ma tu l’hai letto ‘Il giovane Holden’?”

“Troviamo di tutto nella nostra memoria: è una specie di farmacia, di laboratorio chimico, dove si mettono le mani a caso, ora su una droga calmante, ora su un veleno pericoloso”. Parole queste di Marcel Proust che sembrano, almeno in parte, riflettersi in Ma tu l’hai letto Il giovane Holden”?, la nuova raccolta poetica che Valentino Ronchi pubblica con Graphe.it edizioni nella collana Le mancuspie diretta da Antonio Bux.

Una silloge intesa come una sorta di caleidoscopio dove il ricordo sembra quasi ruotare all’improvviso su se stesso, prima di venire fissato su una lastra luminosa. Un nastro trasportatore su cui noi e il nostro intero bagaglio – con tutto il suo particolare vissuto – scorriamo, istante dopo istante, circolarmente.

Un’accensione, potremmo anche chiamarla così, in cui la memoria – più o meno inaspettatamente – cessa una volta tanto di essere freccia per trasformarsi (tutto è così labile, tutto così eterno) in bersaglio.

 

Intervista a Valentino Ronchi

Avvicinandosi alla sua ultima opera Ma tu l’hai letto “Il giovane Holden”? il ricordo, il passato sembrano essere temi fondamentali. Secondo Paul Auster, recentemente scomparso, la memoria sarebbe lo spazio in cui le cose accadono per la seconda volta. O forse non smettono mai di accadere…
In effetti le cose accadono una seconda, una terza, una quarta volta. È strana la loro permanenza dolcemente inquieta nella nostra testa: i ricordi sono a disposizione, lì per noi, possono persino essere modellati e riscritti, oltre che trascritti, dico qualcosa di simile nel libro. Inoltre si modifica anche la lettura che ne facciamo, la loro interpretazione. Comunque sia, con tutto il loro meraviglioso inafferrabile mistero, hanno un potere salvifico: la loro mole, la loro potenza, la loro sfuggente presenza, tutte queste loro impertinenti caratteristiche concorrono a darmi una specie unica di serenità. Nonostante errori, più o meno clamorosi, eventuali rimpianti, guardare il vissuto mi porta una sorta di pace, di perdono, la decisione rasserenata di lasciar continuare a navigare l’imbarcazione, portata com’è da una corrente – mi rendo conto – che non direzioniamo del tutto noi.

Quando ha capito che sarebbe diventato poeta? La rivelazione avvenne grazie a un gesto? Una lettura? Un incontro inaspettato?

In un certo senso – l’unico che davvero m’interessi – siamo tutti poeti; è una predisposizione dell’animo umano. Poi, si può esercitare, più o meno, l’attitudine. E si può farlo o non farlo in pubblico, con più o con meno successo. Ma questi sono dettagli. Dunque inteso, esser poeta, si comincia tutti da subito, da bambini, con le prime immagini del mondo, le prime parole, le prime domande.

Come è nata questa sua ultima silloge poetica? E perché ha deciso di chiamarla in questo modo? Un omaggio a un libro amato?

“Ma tu l’hai letto il giovane Holden?” è una domanda che si può fare da ragazzi e fra ragazzi. Così sfrontata, diretta, ma anche sinceramente amicale. Innamorata. Sottintende: “Lo dico per il tuo bene, c’è un libro che va letto. Leggilo, se non l’hai letto, ti farà bene. Se invece l’hai letto parliamone. Perché noi dobbiamo fare bene…” Insomma porta in sé un’idea di comunità e di comunione d’intenti, di intimità. Più del libro di Salinger, però, m’’interessa la domanda, lo slancio che le sta dietro, il clima in cui nasce, il momento. Nel mio libro questa precisa domanda non si trova, ma si può facilmente attribuire a uno preciso dei personaggi che lo abitano e che il lettore facilmente potrà trovare, ma anche ad altri, indubbiamente. Perché dei fantasmi che abitano il libro, sicuramente anche altri possono aver domandato una cosa del genere, è verosimile. Mi rendo conto che così facendo ho risposto solo sul titolo, ma credo di aver detto – più o meno volontariamente - anche qualcosa sull’intera raccolta.

La percezione della bellezza è un test morale. Così Thoreau. E Valentino Ronchi?
Sempre d’accordo con Thoreau! La bellezza, e con essa altre cose egualmente importanti e interessanti, la vedi se la vuoi vedere, la vivi se la vuoi vivere. E, se la vedi si vede, così come se non la vedi pure si vede. Per questo, come l’altra persona parla di una qualsiasi giornata, del tempo, come risponde a un saluto, è già rivelatore di molto. È la sua morale, è il suo stare al mondo. Così come molto di te stesso si rivela nella postura, nei sorrisi, nelle smorfie, nelle parole e nei vuoti fra le parole, nei tempi della battuta.

Ogni giorno vengono pubblicati migliaia di libri e sembra che qui in Italia ci siano ormai più scrittori che lettori. Se non ricordo male Jean-Jacques Rousseau affermava nelle sue celebri Confessioni che qualunque sia il talento con cui si possa essere nati, l’arte di scrivere non si impara di punto in bianco. Cosa ne pensa?

Certo, l’arte di scrivere si impara, anche col tempo e la dedizione, lo studio, la lettura. Quel che si vuol dire, invece, lo si sa subito. Subito, almeno fino che non si cambia idea e si vuole dire altro. 


 


 

L'autore: Giorgio Podestà
Giorgio Podestà Giorgio Podestà, nato in Emilia, si occupa di moda, traduzioni e interpretariato. Dopo la laurea in Lettere Moderne e un diploma presso un istituto di moda e design, ha intrapreso la carriera di fashion blogger, interprete simultaneo e traduttore (tra gli scrittori tradotti in lingua inglese anche il Premio Strega Ferdinando Camon). Appassionato di letteratura italiana, inglese e americana del secolo scorso, ha sempre scritto poesie, annotandole su quadernini che conserva gelosamente. Con Graphe.it ha pubblicato la raccolta poetica “E fu il giorno in cui abbaiarono rose al tuo sguardo”, i saggi “Breve storia dei capelli rossi” e “Come echi sull'acqua. Note a margine di un lettore appassionato” e ha curato la traduzione del saggio “Cristianesimo e poesia” di Dana Gioia.

Guarda tutti gli articoli scritti da Giorgio Podestà

Ma tu l'hai letto “Il giovane Holden”?

di Valentino Ronchi

editore: Graphe.it

pagine: 96

Frammenti di vita in versi ipnotici: Milano, periferie urbane e dell'animo umano si mescolano in una geografia dello spirito poetica e profonda.

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