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Francesca Sanzo e le «Fiabe di Natale»

Francesca Sanzo e le «Fiabe di Natale» Francesca Sanzo e le «Fiabe di Natale»
Francesca Sanzo e le «Fiabe di Natale»

Arriva in libreria Fiabe di Natale, quinto titolo della collana Natale ieri e oggi. La collana, come è noto, propone un racconto del Natale del passato e un racconto di oggi. Quest’anno abbiamo fatto «incontrare» Guido Gozzano e Francesca Sanzo. «Il Natale di Fortunato» è il celebre racconto di Gozzano che apre il libro. A lui risponde, in un certo senso, «Il Natale di Amalia», scritto da Francesca Sanzo. E con lei ci siamo soffermati un po’ a parlare del significato del Natale oggi e di come è nato questo suo testo (che, ci preme sottolinearlo, non è un testo per bambini).

Intervista a Francesco Sanzo

Cosa significa per te il Natale?
Per anni ho vissuto con angoscia l'arrivo del Natale: come capita a molti, il forzoso richiamo collettivo alla serenità e felicità mi schiacciava e deprimeva. Mi sembrava tutto finto, stucchevole, necessariamente ipocrita, non riuscivo a cogliere nessuna spontaneità nel Natale occidentale e in particolare quello intorno a me. Poi è successo che il 18 dicembre 2006 è nata mia figlia e da allora tutto è cambiato: lei ha portato al Natale lo sguardo dell'infanzia, le fiabe, la voglia di fermarsi per un abbraccio, lo sguardo sull'altro che non è solo quello accanto e la gioia della nascita. Noi non siamo cattolici e quindi quel periodo dell'anno ci piace fare festa per celebrare la nostra famiglia, ma senza alcun afflato religioso.

Come è stato confrontarsi con un autore come Guido Gozzano?
Non c'è confronto e ho fatto in modo di non pensarci. Lui mi ha insegnato che tutti abbiamo un'isola da cercare e che forse il senso non sta nell'arrivarci, ma nel sapere che non la troveremo mai e – malgrado questo – continuare a cercarla. Gli sono ancora grata per questo, avevo quindici anni quando lessi la prima volta La più bella e tuttora rimane nel ritmo dei miei pensieri, come necessario retroterra culturale alle mie scelte.

Fortunato è il protagonista del racconto di Gozzano, Amalia del tuo: ci sono dei punti in comune?
Fortunato è un personaggio messo alla prova, che deve imparare e che – alla fine – riesce a trovare un senso alla propria esistenza grazie alla «provvidenza» e a un ritrovato amore di Dio. Il mondo in cui si richiude, dopo la sua vita svolta al meglio, è un mondo piccolo e rassicurante, dove non vuole fare entrare niente che lo destabilizzi, proprio come il mondo di Amalia, ma al contrario della signora Zaniboni da Bologna, quando incontra Dio, capisce di avere chiuso il cuore alla vita e fa una scelta radicale che lo libera. Amalia è un personaggio spaventato, poco abituato a fare i conti con i sentimenti e che di una vita borghese e rassicurante ha fatto il suo scudo, per difendersi da se stessa. Anche lei a un certo punto sceglie, ma non riesce a uscire dal proprio guscio, dallo schema in cui si è costretta e che è il suo vero nemico. La scelta, in qualche modo, la imprigiona più di prima. Amalia è un po' tutti noi, il lato piccino e spaventato di ogni adulto che va verso la maturità e ha sempre maggior paura di mettersi in discussione, scambiando gli altri per nemici, quando il vero nemico se lo porta appresso. Con Amalia ho provato a scrivere di un tema che mi sta molto a cuore: l'assenza di empatia per l'altro, tipica dei nostri giorni e nascosta in insospettabili brave persone.

Amalia vive il Natale in maniera esaltata, diciamo così. Dal tuo punto di vista il Natale, oggi, assume toni esagerati?
Il Natale qui, oggi, è un'enorme fiera delle vanità: un carro su cui saliamo e dentro al quale facciamo a gara per sembrare più o meno sereni, più o meno splendenti, più o meno imperfetti e a me questo lato kitsch fa molto sorridere, mi interessa osservarlo. L'anno scorso ho acquistato molte lucine natalizie, siamo tornati a casa e ho detto al mio compagno: quest'anno voglio scatenare l'invidia di tutto il quartiere! Abbiamo riso e in quel momento, credo di avere «partorito» Amalia.

Ci consigli un libro, un film e una canzone per questo Natale?
Il libro è Piano Americano di Antonio Paolacci (Morellini editore) che è un romanzo non romanzo su uno scrittore che decide di smettere di scrivere. È un libro illuminante sulla retorica che ammanta la scrittura e la relazione tra scrittura e vita. La canzone è Ritorno a casa degli Afterhours, un testo intenso sulla memoria, sulla relazione tra un io presente e un io passato e fermo nell'infanzia e un rapporto con la casa dell'infanzia. 


Fiabe di Natale

editore: Graphe.it

pagine: 72

Il Natale è un momento fiabesco di per sé, ma anche le fiabe possono avere un retrogusto amaro.

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