Classe 1907, originario di Armadale, nel Lothian occidentale, un villaggio nell’area delle Highlands scozzesi – non proprio il top per chi ha ambizioni artistiche – Tom Hanlin, infatti, come molti suoi coetanei plasmati dal pragmatismo e soprattutto dalla povertà della sua gente, abbandona la scuola a 14 anni per recarsi a lavorare prima in una fattoria e poi in miniera. Come si sa, però, i sogni ricacciati a forza in un cassetto impediscono allo stesso di chiudersi, così Tom, parallelamente al lavoro, frequenta un corso di giornalismo a Glasgow e poi, poi chissà, magari un giorno…
Un incidente provvidenziale
Quel giorno arriva, anche se a volte le forme che gli aiuti dall’alto assumono sono imperscrutabili esattamente come certi divini disegni: nel 1945 Tom ha un incidente in miniera che lo costringe a trascorrere tre mesi nella Royal Infirmary. Qui si annoia e riprende in mano la sua passione infantile: inizia a scrivere racconti, cinque dei quali riuscirà addirittura a venderli.
Uno di questi è La domenica al villaggio, racconto certamente autobiografico della dura vita dei lavoratori delle miniere, dei pericoli che corrono e delle ferite che spesso riportano, vincitore del premio dell’università di Sheffield.
Una volta sola nella vita
Ma il più popolare dei racconti nati in questo periodo – che poi diverrà un romanzo breve nonché il capolavoro riconosciuto dell’autore – è Una volta sola nella vita (da cui il gioco di parole nel titolo di questo articolo) che solo nelle prime tre settimane di pubblicazione vende 250mila copie nel Regno Unito aggiudicandosi la Big Ben Books Competition e verrà tradotto in 12 lingue (in Italia sarà Mondadori a pubblicarlo con la traduzione di Giorgio Manganelli).
Inizialmente diffuso a puntate su Woman’s Home Companion, dell’opera sarà elaborata anche una versione radio che otterrà grande successo sulla Bbc. Definito “un libro meraviglioso, forte, vero”, il romanzo affronta temi elevati come l’amore o la religione, inserendoli nella povera vita di una cittadina mineraria come quella che Hanlin conosceva bene, e introduce alcuni dei temi che saranno ricorrenti nella poetica dell’autore: il realismo, il quotidiano come metafora dell’universale e una visione essenzialmente tragica della vita.
Racconti, romanzi e radiodrammi, più facce di una stessa anima: la scrittura
Definito da grandi come Steinbeck “un autore eccellente”, Tom Hanlin purtroppo scompare prematuramente nel 1953, a soli 46 anni, per problemi cardiaci e respiratori probabilmente eredità della sua lunga esperienza in miniera. E dire che nel 1945, in seguito alle sue prime fortune, aveva deciso di fare lo scrittore a tempo pieno e si era trasferito a Londra.
Lascia comunque a noi posteri una trentina di racconti, diversi romanzi, saggi e radiodrammi da rileggere o riascoltare. Del 1945 è Luminoso e allegro è il giorno, apparso in autunno sulla rivista Virginia Quarterly – una di quelle con cui collaborò oltre ad Atlantic Monthly, Lilliput e The Strand Magazine – che racconta della sua Armadale; del 1949, invece, è Miracolo a Cardenrigg, dove disvela ancora una volta la sua scrittura affascinata dai dettagli cuciti perfettamente in un disegno complessivo più ampio.
Negli ultimi tempi, dedicandosi sempre con maggior convinzione al processo creativo della scrittura, ebbe modo di approfondire anche i linguaggi emergenti come quello cinematografico e quello televisivo, ancora solo agli albori, ma a quanto pare non ne rimase piacevolmente colpito, tant’è vero che rifiutò un lavoro come sceneggiatore a Hollywood.
Il ritratto di Tom Hanlin è di Giacomo Putzu
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