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Il Natale secondo Assunta Pieralli

Il Natale secondo Assunta Pieralli Il Natale secondo Assunta Pieralli
Il Natale secondo Assunta Pieralli

Scritta nell’Ottocento, la poesia Il Natale di Assunta Pieralli ha il sapore antico delle poesie devozionali. Un canto solenne, ma intimamente sentito, che celebra la nascita, in una semplice mangiatoia, del Salvatore.

Versi che si dipanano in un susseguirsi di immagini ed evocazioni storiche e bibliche – dalle sponde dell’Eufrate fino alla spada di Brenno – dove la figura del bambinello, sotto una pioggia di fiori rari, accanto alla Vergine teneramente vigile, si staglia in tutta la sua luminosa e salvifica bontà.

Il testo della poesia di Assunta Pieralli è pubblicato nel libro Incontri di Natale, insieme ai racconti di Neera e Alessandro Petruccelli.

A seguire, proponiamo una parafrasi in italiano corrente dei versi di Pieralli.

Assunta Pieralli, Il Natale

Vergini di Sion
Stendete le vostre mani sulle arpe armoniose,
intrecciando sui vostri capelli le fresche rose
della ridente pianura di Sharon.
Risvegliate gli inni che furono muti quando
Sulle acque mosse dell’Eufrate
Lo sprezzante vincitore comandava
“Innalzate i canti della vinta Sion”.
Non abbiate paura. Oggi non sarà che, costretta a piegare la testa
sotto l’indegno giogo, la libera arte divina dei carmi risuoni
Come espressione di viltà;
Ma, luminoso di gloria altera e bella,
Splende per Israele il giorno tanto desiderato della nuova libertà:
Vergini di Sion, innalzate il vostro canto.

Assai sul mondo intero,
oppresso da profonda tristezza e terrore,
esercitò un potere dispotico il cieco errore,
cinto da spaventose ombre/spettri;

Lo spesso velo intessuto di ogni tipo di male,
Si lacera, si disfa;
il Giusto tanto atteso venne infine giù dal cielo:
La potenza dell’abisso cada in frantumi.
Cadano gli altari, dove tra fumi sacrileghi
Una superstizione atroce e lorda di sangue
Se prestò la parola ai Numi, fece tacere la voce della natura:
Tra così profonde tenebre la nobile verità, che scende a noi
Avvolta in bianche trasparenze, alza luminosa e viva la fiaccola
Mai sconfitta.

Godi ed esulta, Sion:
Non più, sedendo alla frescura delle tue fonti,
Lo straniero, che ti offende , ti farà sentire il peso del suo altero disprezzo.
Da troppo tempo, serva derisa vendemmi e mieti per lui,
Col viso madido di sudore di schiava,
I fertili campi e le verdi vigne ricche di pampini.
Caddero spezzati al suolo i lacci con cui ti avvinse;
In mezzo alle profezie si fa avanti il promesso Salvatore, simbolo di forza,
L’atteso Re dei secoli che verranno.
Vergini di Sion, levando a così grande evento la dolce armonia delle vostre voci,
Intrecciate tra i capelli le rose bianche e color della porpora
Che avete raccolto dal libero suolo.

O Moabita sanguinario, o Edom, o Filiste ingiusta e disumana
Quale terror vi prende udendo il ruggito
Del fiero leone di Giuda!
Vano è il vostro timore. Il Dio che discende a visitare il vinto
Non si mostrerà pieno di ira in volto o tra lampi di fuoco né arderà per il desiderio di vendetta.
Oggi non chiede ragione con la guerra dei tormenti inflitti al suo popolo fedele,
lo guida amore: ascoltate il libero grido
“Gloria per l’ Eterno in cielo e pace sulla Terra.”
Dio vuole che l’antico patto si rinnovi, vuole che tornino fratelli
I popoli, ovunque dispersi, sempre macchiati d’odio e lordi sangue.

Oh gente malvagia che, al cenno
Di pochi ambiziosi, punti
Stoltamente ed audacemente la spada di Brenno
Contro il cuore di coloro che ti sono amici e parenti;
Mettete fine alle vendute ire.
Per quale motivo ferirvi l’un l’altro
E, Mentre la patria geme,
alimentare l’invidia e la vigliacca speranza
Di un nemico astuto?
Pace discese dal cielo, pace risuonò nelle foreste;
persino nelle belve la naturale ferocia si acquieta,
La montagne e la pianura si ricoprono di nuove foglie;
Le trombe celesti fanno risuonare liete note di pace e perdono,
Di felicità ed amore la terra esulta e l’ onda
Si fa più dolce mentre bacia la sponda amica.

Risvegliati dalla nuova luce
Lo scita che viene dal freddo, il Moro
E l’arabo ecco portano in omaggio al Dio nato
Il tesoro della loro terra natia.
Dove, Principi, cercate il re dei re?
Ah! Non recatevi alle porte sorvegliate dei potenti,
Difficili a varcarsi;
Una povera stamberga è la sua casa.
E, bambino, piange in una misera culla:
Di poca paglia è fatto il suo trono;
Gli stenti del giusto in balia della malasorte
gli sono ormai sacri.
E un giorno, oh pensiero tristo, pallido
E smunto egli consacrerà con il suo sangue
L’altare dove spesso si vide cadere, vittima
Del furore, l’innocente oppresso.

Stia lontana quest’idea così funesta;
Corriamo alla grotta in cui vagisce un Dio
Dove, freddo cuore mio, ti si offre
Uno spettacolo d’amore!
Posto in un misero presepe
egli che luminoso creò al sole la reggia,
Vedi come tra gente povera e semplice
Egli rida leggiadro nelle sue movenze infantili!
Vedi come giace soave in seno alla Vergine e madre che dà la vita,
Mentre le schiere degli angeli
Fanno cadere su di lui una pioggia profumata di splendidi fiori!
Deh! Impetuoso Vento di tramontana mitiga il rigore
dei tuoi soffi gelati
E voi Vergini di Sion conciliate con il canto eletto
i bei sonni del bambinetto.

Canzone la tua veste
È variegata e inelegante
E potrebbe anche suscitare collera
Nelle anime orgogliose e piene di disprezzo.
Tutta sola e nascosta alla vista
mettiti in cammino nell’orrore della notte;
Recati ai teneri piedi
di colui che è motore dei cieli,
e, accogliendo pietosamente i tuoi sospiri,
volgerà le sue care piccole pupille su di te.

Foto | Hoang Dinh via Unsplash


 

 

L'autore: Giorgio Podestà
Giorgio Podestà Giorgio Podestà, nato in Emilia, si occupa di moda, traduzioni e interpretariato. Dopo la laurea in Lettere Moderne e un diploma presso un istituto di moda e design, ha intrapreso la carriera di fashion blogger, interprete simultaneo e traduttore (tra gli scrittori tradotti in lingua inglese anche il Premio Strega Ferdinando Camon). Appassionato di letteratura italiana, inglese e americana del secolo scorso, ha sempre scritto poesie, annotandole su quadernini che conserva gelosamente. Con Graphe.it ha pubblicato la raccolta poetica «E fu il giorno in cui abbaiarono rose al tuo sguardo» e il saggio «Breve storia dei capelli rossi».

Guarda tutti gli articoli scritti da Giorgio Podestà

Incontri di Natale

editore: Graphe.it

pagine: 54

Il Natale non è soltanto una ricorrenza temporale oppure un ricordo di una cosa bella. Il Natale è di più. Il Natale è un incontro! (papa Francesco)

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