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Cosa è “La nube della non conoscenza”

Cosa è “La nube della non conoscenza” Cosa è “La nube della non conoscenza”
Cosa è “La nube della non conoscenza”

“Chiunque tu sia che verrai in possesso di questo libro, che sia di tua proprietà o che tu l’abbia con te, recandolo come messaggero o avendolo ricevuto, ti invito e ti supplico dunque, a considerare attentamente di non volerne leggere, scrivere, parlare e neppure permettere che sia letto, scritto o menzionato a qualcuno, se non a persona che, secondo la tua opinione, abbia una vera volontà e una integra intenzione di essere un perfetto seguace in Cristo”.

Inizia così il prologo di La nube della non conoscenza – ovvero come l’anima può unirsi a Dio – incuriosendo non poco il lettore medio, che abbia o meno consapevolezza del tipo di libro che ha tra le mani. Poi c’è un altro fattore non poco intrigante ed è quello che riguarda l’identità dell’autore: niente popò di meno che un anonimo del XIV secolo. Non so se questo sia bastato ad averlo reso, di fatto, uno dei testi contemplativi più importanti di sempre, ma per scoprirlo ora abbiamo una chance in più: la nuova traduzione, commentata, pubblicata da Graphe.it con la curatela di Elisabetta D'Ambrosio e Sergio Gandini

 

Una nube, due nubi, l’amore

Tra le poche cose certe su questo testo, c’è che il titolo è tratto da Dionigi pseudo-Aeropagita, il quale nelle sue opere parlava di una caligo ignorantiae, ossia una nube dell’ignoranza certamente di derivazione biblica.

Assieme alla nube di ignoranza che avvolge gli uomini quando si parla di Dio, però, c’è anche un’altra nube che, al contrario, può far entrare l’uomo in contatto diretto con il divino: è la nube dell’oblio, dell’abbandono, del lasciarsi andare perché Dio non può essere conosciuto attraverso i sensi terreni. 

Ecco qui che l’opera, allora, si configura come un lungo dialogo tra un maestro e il suo giovane studente, al quale insegnare che Dio non può essere avvicinato, cercato attraverso la ragione e la conoscenza, bensì attraverso l’amore che risiede nel cuore. Se la conoscenza, infatti, tende a sviluppare la presunzione, suscita preoccupazione e tende a ingannare; al contrario, invece, l’amore è gentile e dona pace e riposo all’anima. Perché la fonte suprema dell’amore è proprio Dio stesso.  

 

La mistica inglese nel Medioevo

A partire dal secolo XIV in Inghilterra la mistica conosce un periodo di particolare fioritura. Un numero sempre crescente di persone, in effetti, si interessano alla possibilità di fare esperienza diretta di Dio perché questa costituisce una risposta a un sentimento sempre più diffuso di insicurezza nei confronti dell’esistenza umana.

A sua volta, alla base di tale insicurezza, ci sono ragioni storiche ben precise: innanzitutto le cicliche epidemie di peste – la morte nera – che decimavano la popolazione stremando i superstiti fisicamente e moralmente; poi la guerra infinita – storicamente nota come dei cent’anni infatti – tra Inghilterra e Francia che gettava le persone in una situazione di eterna precarietà; infine la nascita dell’economia finanziaria che di per sé sarebbe una cosa buona, ma fece subito intravedere il rovescio della propria medaglia, ossia il bagaglio di corruzione, bramosia di denaro e sete di potere che portava con sé e che  contagiò immediatamente gli uomini, alti esponenti del clero compresi. Questa la situazione del XIV secolo: malattia, guerra, corruzione… sicuri che non vi ricordi niente?  

 

L’autore, anonimo per scelta

Nulla si sa, come dicevamo, dell’autore della Nube, e nulla si sa per sua esplicita volontà: non ci sono, infatti, nel testo, riferimenti intenzionali o casuali che possano far risalire alla sua identità. Tuttavia si può ipotizzare che si tratti di un sacerdote, religioso o secolare, che probabilmente si formò negli studi a Oxford o Cambridge; un personaggio molto erudito e libero dal rigorismo ascetico, che ha invece subitanea empatia con il lettore e addirittura sembra considerare l’erudizione eccessiva perfino un ostacolo all’obiettivo finale di avvicinarsi a Dio.

Ancorato fortemente alla Bibbia e alla teologia latina, sembra prendere le distanze dai movimenti pseudo-mistici che andavano diffondendosi; è molto probabile che fosse un autore “stipendiato”: all’epoca, infatti, con il crescente desiderio di mistica nato, come detto, anche in seno alla popolazione laica, emerse un profondo bisogno di testi che fossero comprensibili ai meno avvezzi a certe tematiche per avvicinarsi alla mistica. Della redazione di tali testi, una sorta di manuali, furono incaricati proprio gli ordini religiosi: in Inghilterra, in particolare, fu compito dei certosini. La Nube, infine, non fu l’unica opera del suo misterioso autore, ma certo fu la principale: quella in cui sviluppare le idee fondamentali della sua mistica, successivamente integrate e modificate dai testi secondari.  

 

Mistica cristiana o buddhismo zen?

L’esperienza descritta accuratamente nella Nube della non-conoscenza è considerata molto importante, oggi, nell’ambito del dialogo interreligioso per la reciproca comprensione e interazione tra le religioni. In particolare, negli anni fortunati in cui la Nube è diventata un successo, e cioè a partire dai Settanta del secolo scorso, sono stati trovati molti punti di contatto con la meditazione del Buddhismo Zen.

In realtà i presupposti sono diversi: peculiarità della mistica cristiana, infatti, è che comunque l’uomo, pur seguendo tutti gli insegnamenti della Nube, non potrà mai essere tutt’uno con Dio, fuso in esso, perché l’uomo non può mai perdere la propria “creaturalità”. Nonostante questo, per il cristiano l’incontro con Dio continua a essere il traguardo finale nonché scopo unico della propria vita; per il buddhista, invece, il compito dell’uomo è cercare il Divino in tutte le dimensioni del proprio essere, in cui Egli è presente e al tempo stesso nascosto.   

 

Foto | wirestock_creators via Depositphotos


 

L'autore: Roberta Barbi
Roberta Barbi Roberta Barbi è nata e vive a Roma da 40 anni; da qualche anno in meno assieme al marito Paolo e ai figli, ancora piccoli, Irene e Stefano. Laureata in comunicazione e giornalista professionista appassionata di cucina, fotografia e viaggi, si è ritrovata da un po’ a lavorare per i media vaticani: attualmente è autrice e conduttrice de “I Cellanti”, un programma di approfondimento sul mondo del carcere in onda su Radio Vaticana Italia. Nel tempo libero (pochissimo) si diletta a scrivere racconti e si dedica alla lettura, al canto e al cake design; sempre più raramente allo shopping, ormai rigorosamente on line.

Guarda tutti gli articoli scritti da Roberta Barbi

La nube della non conoscenza

editore: Graphe.it

pagine: 286

Nata dalla penna di un anonimo scrittore inglese del XIV secolo, “La nube della non conoscenza” è tra i migliori testi di ascetica e spiritualità sulla preghiera contemplativa.

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