Quanto mi piace parlarvi degli autori meno conosciuti per andare insieme alla scoperta delle immensità che, invece, hanno da comunicare!
Oggi il nostro viaggio attraverso sentieri sconosciuti, ci porta nell’Inghilterra della seconda metà dell’Ottocento, dove troviamo Christina Rossetti una poetessa tanto sublime quanto dimenticata, in un certo senso figlia ma anche sorella d’arte, in quanto suo padre era un vecchio patriota italiano appassionato di versi, docente al King’s College una volta esiliato a Londra; ma soprattutto suo fratello era Dante Gabriel Rossetti, poeta e pittore tra i fondatori del movimento pre-raffaellita.
Una vita degna di nessuno
Christina nasce a Londra ed è nella sua biografia molto particolare che affonda le radici la sua poesia.
A 14 anni ha un crollo nervoso cui seguirà una profonda depressione che la porta ad avvicinarsi, nonostante le sue origini italiane, alla Chiesa anglicana. La devozione e la fede ricopriranno un ruolo talmente centrale nella sua vita, che Christina non si sposerà mai: nessuno dei suoi pretendenti, infatti, sarà da lei considerato abbastanza pio da poter assurgere al ruolo di marito.
Nel 1894 muore di cancro e la sua poesia viene presto dimenticata, almeno fino agli anni Settanta del Novecento, grazie al movimento femminista.
L’esordio con i “folletti”
Nel 1862 viene pubblicata la prima raccolta di componimenti di Christina Rossetti: Il mercato dei folletti e altre poesie, che resterà negli annali come la sua opera più significativa, ricca di diversi livelli di lettura e interpretazione, anche se in apparenza racconta “solo” delle avventure di due sorelle alle prese con una serie di folletti dispettosi.
In questi versi, come in tutti i suoi componimenti, l’influenza religiosa è evidente: la redenzione che vince sulla tentazione, il dolore che trasforma e si trasforma in sentimento leggero e quasi giocoso, mentre le immagini della natura vengono usate come allegorie rese perfettamente, da un punto di vista stilistico, dall’uso del congiuntivo al posto dell’indicativo.
Nonostante abbia approfondito molto anche la poesia per bambini, tra i suoi temi ricorrenti ricordiamo la solitudine con tutte le sue conseguenze, le meditazioni sulla morte e sul dolore e la voluta autoreclusione dal mondo.
Venerdì Santo, pecore e pietre
C’è una poesia, soprattutto, che spiega meglio di qualunque altra la poetica di Christina Rossetti e si intitola proprio Venerdì Santo: in essa l’autrice s’interroga sulla solidità della propria fede e lo fa partendo dal presupposto di non riuscire a piangere davanti alla figura di Gesù morto in croce sul Calvario, lacrime che, invece, versa il ladrone lì accanto a Lui.
Non solo: anche il sole e la luna sono sconvolti dalla Crocifissione, tanto che entrambi scompaiono dal cielo quando Gesù spira, lasciando spazio solo al buio.
L’autrice, invece, no: non piange, non si commuove ma prega proprio il Signore morto affinché con il suo sacrificio e la sua Grazia la raggiunga ovunque lei si trovi, paragonandosi all’insensibile pietra piuttosto che alla docile pecorella che segue, obbediente, il suo pastore.
Eppure, mi permetto di ricordare, Gesù ribattezzò Simone con il nome di Pietro, perché proprio su una pietra volle edificare la sua Chiesa…
Foto | The Miriam and Ira D. Wallach Division of Art, Prints and Photographs: Print Collection, The New York Public Library. "Christina Rossetti. (From a pencil drawing by Dante Gabriel Rossetti.)" The New York Public Library Digital Collections
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