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Sant'Agostino riletto da Francesco Roat: intervista sulla sua nuova traduzione del “De beata vita”

Sant'Agostino riletto da Francesco Roat: intervista sulla sua nuova traduzione del “De beata vita” Sant'Agostino riletto da Francesco Roat: intervista sulla sua nuova traduzione del “De beata vita”
Sant'Agostino riletto da Francesco Roat: intervista sulla sua nuova traduzione del “De beata vita”

In un mondo sempre più caratterizzato da incertezza e insoddisfazione, riscoprire i classici può offrire un rifugio sicuro e una guida preziosa. È questo il caso del De beata vita di sant'Agostino, un'opera che, nonostante i secoli trascorsi, continua a proporre riflessioni profonde e attuali sulla vera felicità. Francesco Roat, traduttore e curatore di una nuova edizione pubblicata da noi di Graphe.it edizioni, ci accompagna in un viaggio affascinante attraverso le pagine di questo testo.

In questa intervista, Roat condivide con noi il suo approccio alla traduzione, le sfide incontrate e i motivi per cui il De beata vita resta un'opera di straordinaria rilevanza per i lettori contemporanei.

Un dialogo con Francesco Roat sulla nuova traduzione del “De beata vita” di Sant'Agostino

Come il "De beata vita" può essere letto in dialogo con la cultura e la società contemporanea?
Mai come in questo nostro periodo caratterizzato da inquietudine diffusa, insoddisfazione più o meno latente, incertezza per il futuro e perplessità rispetto alle scelte o agli impegni esistenziali, interrogarsi su quale potrebbe essere la via in grado di condurci a una vita felice – senza che questa debba ridursi meramente a una condotta egocentrica, narcisistica e disattenta all’altro da sé – dovrebbe essere fondamentale. In questo senso il De beata vita dell’Ipponense resta, oggi come ieri, un testo che indica appunto un chiaro percorso ¬ intellettuale, etico, spirituale – atto a raggiungere quella condizione davvero felice che è possibile chiamare ancora beatitudine. E non mi sembra proprio che ciò sia poca cosa.

Quali aspetti del De beata vita ritiene che possano essere più stimolanti o illuminanti per i lettori moderni?
Innanzitutto il riferimento di Agostino all’importanza della moderazione (moderatio/mesotes), tanto celebrata dagli autori classici ma valida anche ai nostri giorni, resta pur sempre una sorta di laico farmaco da utilizzare nei confronti dei mali che affliggono da sempre l’uomo. Ed è giusto la lettura degli antichi (veteres) uno dei consigli che giungono fino a noi da parte del giovane autore di Tagaste. Ma ciò che più conta/interessa nel De beata vita è costituito dall’invito a renderci conto che l’autentica felicità non deriva dal possesso di beni mondani ma dal riuscire ad accostarsi a "ciò che resta per sempre"; espressione che fa chiaro riferimento al divino: unica dimensione ritenuta e ritenibile fonte di pienezza davvero appagante. Di conseguenza Agostino è pronto a sostenere quanto segue: "Perciò chi è felice ha Dio" (Deum habet igitur quisquis beatus est), godendo in tal modo di "piena soddisfazione" (plena satietas) spirituale.

Qual è il pubblico a cui si rivolge questa edizione?
A tutti i lettori, secondo me. Ma ai giovani in primo luogo, per farli avvicinare ad Agostino tramite questo suo breve ma significativo testo. E in secondo luogo a ogni persona perplessa che intenda tuttavia non rassegnarsi al non-senso del vivere. Infine a chi non è credente, perché esplori la possibilità di una spiritualità altra da dogmatismi e catechismi, ma espressione di una fede (fides) non intesa quale mera credenza ma quale fiducia nella vita e in Dio ossia – come ho avuto modo di scrivere nella mia Introduzione all’opera agostiniana – "a quella dynamis: letteralmente potenza onde trae origine ogni evento, ogni cosa, ogni esistenza nella sua varia interconnessione e/o metamorfosi".

Come ha lavorato per rendere il testo accessibile al pubblico contemporaneo, pur mantenendone la fedeltà all’originale?
Sulla vita felice è opera breve, per quanto intensa, perciò leggibile agevolmente da parte del lettore medio; anche se va pur detto che certe ampie e articolate frasi in latino, utilizzate dall’autore, comportano particolare attenzione sia da parte di chi legge e ancor più da chi debba tradurle. Così ho cercato di rimanere il più possibile aderente al testo originale, rendendolo quando complesso maggiormente scorrevole, ma stando bene accorto a riprodurre in italiano (anche grazie a una serie di note esplicative a fine pagina) le intonazioni d’una scrittura così attenta nella scelta di vocaboli, metafore, similitudini e immagini. Che poi vi sia riuscito, lo decideranno i lettori. Ho fatto comunque quanto meglio ho potuto, confrontando peraltro passo dopo passo la mia con altre traduzioni già pubblicate in passato.

Ci sono altre opere di Sant'Agostino che consiglierebbe di leggere in combinazione con De beata vita per una comprensione più completa del suo pensiero?
Certo. L’opera a cui sono particolarmente affezionato e che suggerisco di leggere a chi non l’abbia ancora fatto è intitolata Le Confessioni: si tratta di uno scritto autobiografico ritenuto unanimemente uno tra i massimi capolavori della letteratura cristiana. In essa, Agostino, narra la propria vita e in particolare la storia della sua conversione al Cristianesimo. Fondamentali altresì per una comprensione del pensiero di questo grande autore ritengo siano i testi: La città di Dio e La vera religione.

Sulla vita felice

Un percorso senza tempo

di Agostino di Ippona

editore: Graphe.it

pagine: 66

Nel "De beata vita" Agostino indaga l'antica domanda sulla felicità e svela il segreto per una libertà interiore che va oltre ogni credo.

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