Giorgio Manganelli deve la sua fama sicuramente alla scrittura in prosa e non a quella in versi, che rappresenta la parte “minore” della già importante produzione dell’autore. Proprio per questo, però, mi pare sia doveroso far riscoprire al pubblico anche il Manganelli poeta, che coltivava quest’arte con parsimonia e irregolarmente ma che, proprio per amore verso di essa, ha fatto sì che tutta la sua carica eversiva esplodesse nella narrativa con una poeticità derivante dalla sua primigenia e più antica passione.
La sua poesia è figlia della sua prosa e viceversa. Ed è perciò importante oggi conoscere anche Giorgio Manganelli poeta, perché la sua poesia è in continua tensione verso il dolore e l’abbandono a cui ogni essere umano è destinato. Ed è così che il Manganelli spesso icastico, irriverente e funambolico della prosa, in poesia si eleva e si annichilisce al tempo stesso, offrendo una poesia dai risvolti classici e intimistici che però addensano i grandi temi dell’essere umano e compattano, attraverso una struttura netta della prosodia e tramite l’espressione elegiaca ma dinamica in ugual misura, una lingua risultante ancora oggi molto vicina al contemporaneo.
Credo che per tutti i lettori, sia appassionati che non del Manga, sia un’operazione molto interessante, un arricchimento importante per chi fosse intenzionato a saggiare l’articolata produzione di uno dei giganti del nostro novecento letterario.
Antonio Bux
direttore della collana Le mancuspie
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