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Un ritratto di Karl Jaspers, Hannah Arendt e Günther Anders nel libro di Giuseppe Moscati | Rocca

Impegnato da tempo nell'approfondimento di autori, temi e problemi del Novecento filosofico e letterario, specialista di quel singolare pensatore che è stato Aldo Capitini, Moscati ci offre in questo pur breve ma densissimo testo (prefato da Mario Martini) un ritratto di tre celebri autori – Karl Jaspers, Hannah Arendt e Günther Anders – accomunati da un'appartenenza originale al grande filone dell'esistenzialismo novecentesco, e pur attenti e partecipi alla vicenda storica dell'uomo del secolo scorso.

I tre pensatori, infatti, hanno concepito la filosofia come attitudine critica che intende rendere riconoscibili i vicoli ciechi di fronte alla situazione spirituale della loro epoca, dilacerata in alternative non conciliabili, e impedire a se stessa di cadere vittima di ideologie politiche, invitando l'uomo a realizzare operazioni dello spirito che siano altrettanti esercizio per la libertà esistenziale.

Ma Jaspers, Arendt e Anders, in particolare, hanno riflettuto e anche agìto sul tema dei totalitarismi e sulle inedite quanto pervasive forme di violenza e di autoritarismo che, con il loro avvento, si sono compiute. Il primo ha criticato le concezioni culturali tiranniche e anche democratiche, sottolineando che pure nella concezione democratica il rapporto autorità/obbedienza deve avvenire sempre a livello interiore, pena il decadimento dell'autorità a autoritarismo, appunto. La seconda si è distinta per una ricerca coraggiosa sulla violenza, esaminandone la natura e le radici, arrivando alla conclusione che essa altro non è, come scrive Moscati,

“che la forma più assurda di mettere mano al carniere delle mille possibilità creative a disposizione dell'uomo”.

Il terzo, infine, autore fra l'altro di quel testo provocatorio dal titolo Noi figli di Eichmann (1964), ha individuato le ragioni del male nell'interruzione dell'assunzione individuale di responsabilità: il genocidio si compirebbe, infatti, nel momento in cui un principio di presunta razionalità si sostituisce alla responsabilità del singolo.

Tutti e tre i pensatori, insomma, offrono non solo alcune decisive chiavi di lettura del fenomeno della forza, dell'autorità e della violenza nella storia, ma hanno insistito su un concetto originale di “purificazione” come condizione necessaria per la libertà autentica; e nei tre ritorna pure l'espressione di “conversione interiore”, che esprimerebbe una concezione della verità come trasformazione, impegno e responsabilità. Tutti i “duci”, in fondo, sono stati degli spettri che hanno rubato la libertà, prima interiore e poi esteriore; e ciò è stato possibile perché molti uomini non erano più liberi in senso autentico e non volevano più essere responsabili. La guerra è la triste conseguenza di questa rinuncia.

Leo Lestingi in Rocca, 15 novembre 2010, p. 61

Etos del sacrificio, passione per il mondo e filosofia d’occasione

La critica della violenza in Karl Jaspers, Hannah Arendt e Günther Anders

di Giuseppe Moscati

editore: Graphe.it

pagine: 96

Una lettura critica del concetto e del fenomeno della violenza alla luce di alcune tra le più significative e penetranti riflessioni di tre filosofi contemporanei: Karl Jaspers, Hannah Arendt e Günther Anders.
15,00

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