Per non dimenticare: «Quando arrivarono i tedeschi», di Gianluca Meis
Capita a volte d’imbattersi in un libro che ci eravamo ripromessi di leggere, ma che presi nel solito vortice d’impegni e, come nel mio caso, di tante altre letture in corso, avevamo quasi rimosso. E capita anche, una volta intrapresane la lettura, di rammaricarsi di non averlo fatto prima. Pubblicato lo scorso anno in occasione del settantesimo anniversario della Liberazione (25 aprile 1945 – 2015), Quando arrivarono i tedeschi di Gianluca Meis è un “piccolo grande” libro, composto com’è da cinque racconti elegantemente illustrati da Francesca Lancisi.
Piccolo dicevamo, perché si tratta di una sessantina di pagine circa, ma grande però per qualità e contenuti.
Si tratta di testi brevi, scritti in uno stile asciutto ma elegante, mai retorico o didascalico. A tratti fanno pensare a certe pagine del grande Beppe Fenoglio, anche se i toni di Meis suonano forse più sfumati.
Sono racconti di guerra questi di Meis, sì, ma narrati da una prospettiva femminile, a dire il vero poco praticata da questo particolare genere narrativo: molto bella in tal senso la tensione sotterranea espressa nel primo racconto, Giorno di bucato, che culmina ed esplode nel colpo di scena finale.
Il secondo racconto, romantico e struggente, In sella, sfoggia una scrittura fatta di frasi brevi, quasi sincopate, una sorta di flash narrativi che fanno pensare quasi più a una sceneggiatura che non a un tipico racconto.
Lasciando al lettore il piacere di assaporare la bontà dei due racconti seguenti, voglio segnalare la particolarità dell’ultimo testo, Alla cronaca: nella sua rarefatta, drammatica brevità sottende molto più di quanto riveli, alla maniera del grande Raymond Carver.
A rischio di fare un’osservazione banale, confesso di essere rimasto molto colpito dalla sensazione di autenticità e verità emanata dalle pagine del libro: giureresti che l’autore abbia vissuto in prima persona gli eventi che descrive con tanta spietata profondità.
Così non è naturalmente, per motivi anagrafici, visto che lo scrittore è nato negli anni Settanta, ma è pur vero che, da bravo narratore qual è, Meis sa riprodurre con grande partecipazione e abilità i racconti e soprattutto le atmosfere di chi quei tragici anni di guerra li ha vissuti davvero, sulla propria martoriata pelle.
Non credo di esagerare se mi spingo ad affermare che Quando arrivarono i tedeschi è un’opera fondamentale per mostrare e tentare di comprendere l’orrore delle guerra. Sarebbe bello se gli insegnanti lo consigliassero ai propri studenti, magari come lettura estiva. Per non dimenticare.
a cura di Luigi Milani
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